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venerdì 23 agosto 2019

"Vi estas Pino" : questa canzone è dedicata alla memoria di Giuseppe "Pino" Pinelli e il testo riprende molte delle parole di sua moglie Licia Pinelli nel libro "Una storia quasi soltanto mia (la breve vita di Giuseppe Pinelli, anarchico)". All'inizio del brano si sente la voce di Tullio Bugari che, in esperanto, sta salutando qualcuno dicendo : "ciao, sono contento di poter parlare con te, io sono Pino, tu chi sei?", ho immaginato potesse essere questo il momento in cui Pino incontra per la prima volta Licia, proprio ad un corso di esperanto di cui entrambi erano interessati e probabilmente queste potrebbero essere state le parole con cui lui si è presentato alla sua futura moglie. Ecco spiegato il titolo in esperanto "Vi estas Pino" : "Tu sei Pino", perché sarà facile da quel momento in poi per lei riconoscerlo fra chiunque. Nel testo vengono narrati alcuni momenti dell'ordinaria vita familiare fino ad arrivare all'ultimo ricordo che Licia ha di Pino ancora in vita. Giuseppe Pinelli è stato ucciso nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969, per chi non ne ha mai sentito parlare basta già la pagina Wikipedia per farsi un'idea della sua storia : https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Pinelli . Non è mai facile narrare storie tanto tragiche sotto forma di canzone ma diventa obbligo civile non dimenticare e dal punto di vista artistico/musicale diventa obbligo che certe storie vengano ascoltate da quante più persone sia possibile raggiungere; una melodia "leggera" per far arrivare nel modo più semplice un pensiero e un ricordo di un uomo sempre pronto a confrontarsi con gli altri, a raccontarsi e a farsi raccontare e che ci invita a riflettere anche oggi. 
Come detto in precedenza già farsi qualche domanda spinge comunque alla ricerca delle risposte. In occasione dei 50 anni dalla sua morte bisogna tornare a cantare di Pino e della sua vita, anche partendo proprio da quell'esperanto di cui era sostenitore e che ha come scopo "far dialogare i diversi popoli cercando di creare tra di essi comprensione e pace con una seconda lingua semplice ma espressiva, appartenente all'umanità e non a un popolo". 
Il pomeriggio del 20 agosto 2019 io e Tullio Bugari abbiamo incontrato Licia e le sue figlie Claudia e Silvia e insieme a loro abbiamo ascoltato la canzone chiedendo il benestare per renderla pubblica; ora potete ascoltarla anche voi che state leggendo.

VI ESTAS PINO (testo Tullio Bugari – musica Silvano Staffolani)
Saluton, mi estas feliĉa mi povas paroli vin,
mi estas Pino, kiu vi estas? 
Eravamo una famiglia e poi è mancato il padre
in quella casa proletaria con le porte sempre aperte
Entrava chiunque ad ogni ora, Pino tornava dalla ferrovia
Se io stavo ancora lavorando andava di là a cucinare
Per noi e chiunque era in casa invitava tutti a restare
“Io sono anarchico tu come la pensi” Invitava tutti a chiacchierare
“Io sono anarchico tu come la pensi” Invitava tutti a chiacchierare
Con le tensioni del mondo entrava in casa l’allegria
la mia macchina da scrivere e le tesi impaginate
Quanti ragazzi in giro per casa si finiva poi per parlare di tutto
I vicini avanti e indietro poi tanti bambini compagni di gioco per le figlie
Gli studenti sopra i fogli da correggere o in cucina a fare il caffè
“Io sono anarchico tu come la pensi” Invitava tutti a chiacchierare.
“Io sono anarchico tu come la pensi” Invitava tutti a chiacchierare.
Poi è arrivato il Sessantanove
Un anno pieno di angoscia
Anche noi due la sentivamo
“Non vedo l’ora che finisca questo anno”
Dodici Dicembre Pino torna dal lavoro alle sei di mattina e va a dormire
Io porto a scuola le bambine faccio la spesa torno e pulisco il pavimento
Si presenta un compagno “vai di là a svegliarlo” sono le due è tempo di andare“
“Prenditi il cappotto“ “Non ne ho bisogno“ “Prenditi il cappotto“ è l’ultimo ricordo
“Io sono anarchico tu come la pensi” Invitava tutti a chiacchierare
“Io sono anarchico tu come la pensi” Invitava tutti a chiacchierare
Appena poche ore e arriva la polizia si mettono a cercare cosa sperano di trovare
Qualcosa di nascosto sì che c’è i regali delle figlie per il Natale
Le bambine continuano a domandare dov’è dov’è nostro padre
Fino alla notte fra il quindici e il sedici non smettono non smettono di domandare
Tiro giù il cappotto da dietro la porta
Avevano ucciso e diffamato Pino
Attaccavano gli anarchici
La battaglia era politica
Non potevo combatterla
Sotto l’impulso dei sentimenti
La rabbia e il dolore li lasciavo dietro
Ma la notte restava mia
Soltanto il giorno era un’altra cosa
Ciao Pino.




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