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venerdì 19 maggio 2023

WOW FOLKFIDARDO! (di Silvano Staffolani) Partiamo proprio da questa strana esclamazione che chissà quante volte vi sarà capitato di sentire : "WOW" Nasce probabilmente dai fumetti, una di quelle voci onomatopeiche utilizzate per descrivere con una sola parola uno stato d'animo o quel che sta succedendo in quell'istante e nello specifico questa serve ad esprimere uno stato di meraviglia, entusiasmo o comunque sorpresa di fronte ad un qualcosa di inaspettato, lo stupore che accompagna il piacere per l'inatteso. "FOLK" eccolo un altro termine strano, non così tanto in realtà, viene comunemente associato all'aggettivo "popolare" per riferirlo anche in ambito musicale ai suoni espressi attraverso la forma più comune, quella che non passa necessariamente per scuole e conservatori elitari ma nasce e si consuma in special modo tra persone qualsiasi. Veniamo a noi: l'amministrazione comunale d Castelfidardo grazie all'intuizione dell'assessore alla cultura Ruben Cittadini, da diversi anni ormai ha chiaramente indicato e condiviso un percorso di crescita culturale e sociale proprio attraverso i termini sopra descritti; non un semplice unico evento fine a sé stesso che si esaurisca in un attimo come un dispendioso e facilmente dimenticabile fuoco fatuo ma al contrario una duratura attenzione verso diverse forme di espressione della cultura popolare, spesso da recuperare perché smarrite nel ricordo o semplicemente da valorizzare perché chiuse da troppo tempo dentro qualche cassetto polveroso della memoria. Il wow folk festival dalla sua nascita è cresciuto costantemente e oggi è diventato un vero punto di riferimento a livello nazionale (e non solo) per tutta una serie di eventi ed attività che attraggono appassionati della musica popolare e tradizionale e che sono felicemente soddisfatti nelle loro aspettative durante tutto l’arco dell’anno, a loro vanno a sommarsi gli amanti degli strumenti a mantice che da sempre trovano un punto di riferimento in Castelfidardo. La riscoperta dei canti di questua e dei loro riti come la Pasquella (tentata quest’anno con successo per la prima volta) o l’ormai tradizionale Cantamaggio (per cui si stanno scaldando i motori) unitamente ai laboratori dedicati alle danze popolari, agli incontri per imparare a suonare in gruppo questi canti, la collaborazione con le associazioni del territorio (fra tutte Tracce di Ottocento), le master-class con musicisti di primo livello per il perfezionamento di alcuni aspetti dell’organetto diatonico, i concerti annuali sotto lo stesso marchio, tutte occasioni da vivere insieme sempre con il sorriso che contraddistingue chi ha modo di immergersi nel mondo del “WOW FOLK FESTIVAL”. Se si sottolinea che le proposte sono tutte gratuite per i partecipanti ecco che davvero il tutto diventa ancora più appetibile e imperdibile per chi leggendo la programmazione non può che reagire pronunciando a ragione il fatidico “WOW” !!! Seguite i canali social o le pagine del Comune di Castelfidardo e siate pronti a stupirvi piacevolmente.






martedì 9 agosto 2022

Leggere fa bene, mandatemi la vostra e-mail se volete ricevere il pdf e addentrarvi su alcune considerazioni che gli scritti di Giacomo Costantino Beltrami portano a fare.




domenica 23 gennaio 2022

giovedì 13 gennaio 2022

Ho ricevuto quest'oggi questa bellissima recensione di "Storie ordinarie di un quartiere qualsiasi" e con piacere la condivido, un grazie enorme a Daniele "Trubbs" Trucchia che si è immerso pienamente in ogni parola/nota.

Caro Silvano,

finalmente mi sono preso il giusto momento di attenzione e relax per fare un bell’ascolto completo della tua ultima opera “Storie ordinare di un quartiere”.

Sei proprio un cantautore d’altri tempi, che sa rievocare il passato in modo cinematografico, alla Pinocchio di Luigi Comencini per dare un’idea.

All’inizio, senza il supporto del testo a margine che hai allegato nel libretto, si farebbe fatica a smascherare i vari personaggi e le storie che si nascondono tra le righe di ogni brano, mentre leggendo prima il testo introduttivo e poi ascoltando, tutto assume un nuovo significato. Dunque queste persone sono esistite davvero e tu le hai conosciute. Oggi le presenti anche a noi.

“C’era una volta” è forse la più diretta e chiara di tutte le canzoni. Traspare tanto amore e fiducia nelle persone, quelle qualità così rare e difficili da trovare oggi da far sospettare che il cantastorie sia pazzo, un tipo da evitare. Un comodo espediente per mettere a tacere la nostra coscienza e credere che siamo noi dalla parte del giusto, con i nostri sospetti e l’indifferenza che ci accompagnano ogni giorno. Invece lui “c’era una volta” è un uomo vero, uno che conosce tutti e si preoccupa di tutti, soprattutto è uno che sorride sempre… Dicevano ad un corso che se vediamo un uomo camminare per strada tutto incazzato è normale perché sai… i problemi… i pensieri… le angustie… Invece se vediamo uno che va in giro sorridendo pensiamo che è uno scemo o un fuori di testa. Verissimo.

Di “Una mina” mi ha fatto tanto pensare la riflessione delle navi e dei treni che partono, abbinati all’idea delle tante persone che sono appunto “partite” senza tornare. La fragilità e la brevità della vita, le tante volte in cui ci arrabbiamo per cose stupide, rovinandoci le giornate e poi… all’improvviso si parte, senza tornare. Bella.

“Sul tetto” è stupenda. L’avevo già ascoltata nel primo invio che mi avevi fatto e già allora ne ero rimasto entusiasta. Innanzi tutto mi emoziona tutto ciò che riguarda la dimensione onirica, l’idea del corpo che riposa nel letto, immobile e incosciente, mentre la mente viaggia, le immagini sembrano reali, ci sembra di vivere un’altra vita. Poi leggendo la didascalia mi sono incuriosito sulla figura del sonnambulo. Anche il sonnambulismo è un grande mistero, mi affascina da morire. Dicono che queste persone si muovano, svolgano gesti quotidiani dormendo… Bella anche la musica e forte il finale!

La più bella delle musiche è però, a mio avviso, quella di “Un cartone preparatorio”. La sua dolcezza ti culla, sembra prendersi cura di quel cartone dimenticato che pure è “parte dell’opera d’arte”. Esprime tanta tenerezza e gratitudine verso il lavoro che si svolge, l’ispirazione, la preparazione. A volte accantoniamo tanti progetti, bozzetti, idee. Chissà se un giorno prenderanno forma o verranno davvero bruciati? Anche la storia che racconti sul pittore che aveva dipinto le imposte di colori diversi mi ha colpito. L’artista è sempre quella persona speciale che fa cose strane e non si uniforma alla massa ma più di tutto è quella persona sensibile che ama tutti e non farebbe mai niente di male, un animo nobile.

“Al muro una scala” l’ho trovata un po’ meno intuitiva. Forse è uno di quei brani che vanno interiorizzati a capiti man mano, come un qualcosa che ha bisogno di crescere dentro di noi. Interessante la riflessione secondo cui “gli amanti possono fermare il tempo”.

Lo stesso “Per chi lavora di notte” mi ha colpito meno, sempre riferendomi ai primi ascolti. Dovrei ascoltarla più volte.

Riguardo l’ultimo brano “Mentre qualcuno alla finestra” esso assume un grande significato solo dopo aver letto la didascalia. La storia di quella persona nascosta dietro la finestra, le ombre che la sua sagoma proietta, il vago senso di infelicità che traspare sono tutte immagini toste. Allora anche la ripetitività del testo della canzone, se associata a quelle immagini, diviene motivo di riflessione e suggestione profonda.

Anche le foto sono intriganti nel contesto delle musiche e delle parole con cui descrivi il tutto.

Dunque Silvano posso dire che hai realizzato una serie di racconti molto originali, fuori dal tempo, capaci di far evadere l’ascoltatore portandolo in un altrove remoto. L’altrove del passato che non abbiamo vissuto, ma ci è stato raccontato. L’altrove dell’immaginazione che prende spunto da vite vissute da altri, di cui abbiamo avuto forse un’intuizione, tanto tempo fa, ma poi ce ne siamo dimenticati.

Complimenti per questo grande lavoro.

Grazie

Daniele