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lunedì 24 maggio 2021

“Nell’incontro con la sofferenza psichica una parola inopportuna può avere l’effetto di un microbo in patologia generale”. Sono parole contenute nello scritto del Prof. Alberto Tornati, introduttivo al libro di Lorena Bianchi “il viaggio non è privo di ombre – 12 racconti di vita in psicoterapia”. Forse è proprio il caso di riflettere sulla potenza e pericolosità delle parole che se usate in maniera superficiale e inopportuna possono causare danni, d’altronde “le parole sono pietre” già lo scriveva Carlo Levi e allora forse è il caso di rivalutare anche il silenzio. Nei 12 intrecci di vita narrati il silenzio è quello di chi si trova di fronte a storie di sofferenza mantenendo il giusto senso del pudore e del rispetto altrui che trattengono dal giudicare ma consentono un attento e partecipato ascolto. Probabilmente non è possibile annullare l’empatia umana e non lasciarsi toccare dal senso di disagio nel percepire il dolore altrui, ascoltare non significa solamente udire ma piuttosto sentire quel che l’altro dice, senza necessariamente prendere posizione ma aiutare ad analizzare e spiegare il significato delle parole pronunciate. Le 12 storie hanno in comune il fatto di narrare come la problematica dell’uno non manca di segnare anche le persone che ruotano attorno al protagonista e il “microbo” si espande se non lo si individua, se non lo si rende reale dandogli un nome. Tulle le analisi della dott.ssa Lorena Bianchi, sia introduttive al caso sia nella narrazione stessa anche in forma di dialogo, sono seguite dalle note di Luigi Maria Piarulli ed eccoli i nomi : BALBUZIE, ESSERE ADOLESCENTI, PERDONARE, L’ABBRACCIO PRIMORDIALE, AMORE INSANO, ESSERE GENITORE, PREGIUDIZIO, DESIDERIO, IL TRAUMA, ANORESSIA, LA MENZOGNA, DEPRESSIONE. Può una sola parola condensare una storia? Certo che può e a volte può addirittura racchiudere una vita intera. Lorena Bianchi riesce a narrare facendo sì che il lettore si senta parte egli stesso di queste sedute di psicoterapia perché quel che racconta è il vissuto non di un singolo individuo ma di uno dei tanti che siamo anche noi e chi ci è intorno perché nessuno porta una diagnosi scritta in fronte, perché forse non esistono diagnosi ma solo i silenzi che sono necessari all’ascolto e la lettura è anch’essa esercizio di silenzio. Ogni frase è accuratamente scelta, non ci sono pensieri fuori posto e leggere è portare equilibrio in queste storie di vite malconce a cui ci affacciamo come spettatori senza mai guardare negli occhi i protagonisti, magari però ci sentiremo spinti a cercare lo sguardo di chiunque ci capiterà di incontrare d’ora in poi anche per un solo istante, senza la necessità di pronunciare neanche una parola.

Lorena Bianchi “il viaggio non è privo di ombre – 12 racconti di vita in psicoterapia” – prefazione di Michela Morri - Raffaelli Editore 2021 



 

lunedì 3 maggio 2021


Raccontare una storia terribile con tenerezza, con la stessa tenerezza con cui si tiene in braccio un bambino per farlo addormentare, sussurrando parole che dolcemente lo possano accompagnare mentre già chiude gli occhi. Raccontare una storia terribile che sarebbe bello immaginare solamente come una favola, se non fosse che in realtà più che una fiaba è il mostrare un destino crudele che si compie e continua a ripetersi perché sembra non esserci verso di cambiarlo e allora? Perché continuare a narrarle certe storie? Perché, fortunatamente, c’è chi non può fare a meno di farsi domande e continuare a mostrare quello che in tanti non riescono a trovare il tempo, la voglia, l’occasione per vedere. Mauro Riccioni, autore de “Lettera di una bambina in fondo al mare”, ci presenta e ci fa affezionare pagina dopo pagina ad Akanke, una bimba africana a cui non si può non voler bene, d’altronde il significato del suo nome “basta conoscerla per amarla” già racconta tutto di lei. Dicevamo però che questa non è una favola, e non tutto va come vorremmo. Gli orrori contemporanei di cui noi tutti siamo testimoni sembrano quasi inevitabili, forse per l’assuefazione a cui siamo costretti dal pensiero che non spetta a noi agire e che la responsabilità è sempre di qualcun altro eppure…non è così distante il mondo di Akanke e forse anche grazie a queste pagine si può guardare in modo diverso a questa povera umanità : “ed io ero lì, ad aspettare che qualcuno mi tendesse una mano. Ma nulla” racconta Akanke e chi potrà mai essere quel qualcuno? Riga dopo riga il lettore questa domanda se la farà, come è successo anche a me e la risposta può solo essere che quel qualcuno siamo ciascuno di noi. Lì, nel punto in cui il sole incontra la superficie del mare e si riflette sull’acqua con una scia tremolante, sembrerà di scorgerla Akanke mentre racconta la sua storia a chi sa ascoltarla e basterà quel solo attimo perché tanto “basta conoscerla per amarla” e se vi scoprite commossi durante la lettura non vergognatevene perché non bisogna mai vergognarsi della propria umanità.

“Mauro Riccioni è un avvocato, appassionato di politica e archeologia, amante di lettura e scrittura, cultore della bellezza e nemico delle ingiustizie. Nelle Marche, dove vive e lavora, ha ricoperto cariche politiche di vertice e amministrato diversi enti locali. Tra questi, il piccolo Comune di Gagliole (MC), dove ha rinunciato all’indennità di Sindaco devolvendola ai servizi sociali del Comune, in un’esperienza di cui si è parlato molto che ha raccontato nel libro Il Sindaco Gratis (Dissensi, 2016). Lettera di una bambina in fondo al mare è il suo romanzo di esordio nella scrittura narrativa. Il tema della solidarietà verso i più deboli quello che lo anima da una vita. “

Per acquistare il libro : 

https://www.facebook.com/LetteraDiUnaBambinaInFondoAlMare/

https://www.mauroriccioni.com/

 Una parte del ricavato andrà in beneficenza per la realizzazione di pozzi in Togo (grazie all alla Charity in The World ed al suo Presidente Raffaele Brattoli), dove principalmente bambini muoiono per la dissenteria, bevendo acqua putrida.



Qui avevamo presentato il precedente libro di Mauro Riccioni :

https://cartolinedautore.blogspot.com/2018/06/quando-mi-dici-che-la-guerra-la-fanno.html