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giovedì 22 agosto 2019


Testo integrato del DLG 22/01/1948 n. 66 risultante dalle modifiche apportate dal decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113. 
Art. 1 1. Chiunque, al fine di impedire od ostacolare la libera circolazione, depone o abbandona congegni o altri oggetti di qualsiasi specie in una strada ordinaria o ferrata o comunque ostruisce o ingombra una strada ordinaria o ferrata, e' punito con la reclusione da uno a sei anni. La stessa pena si applica nei confronti di chi, al fine di ostacolare la libera navigazione, depone o abbandona congegni o altri oggetti di qualsiasi specie in una zona portuale o nelle acque di fiumi, canali o laghi, o comunque le ostruisce o le ingombra. La pena è raddoppiata se il fatto è commesso da più persone, anche non riunite, ovvero se è commesso usando violenza o minaccia alle persone o violenza sulle cose. 
Art. 1-bis 1. Chiunque impedisce la libera circolazione su strada ordinaria, ostruendo la stessa con il proprio corpo, è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1.000 a euro 4.000. La medesima sanzione si applica ai promotori ed agli organizzatori.

sciopero lavoratori Singer giugno 1977 binari stazione
Porta Nuova a Torino
L'occupazione delle strade ferrate (binari della ferrovia) è dunque reato praticamente da sempre, ma da sempre possiamo dire che questa modalità di sciopero però è stata attuata a più riprese. Nella canzone "Treni alla stazione" (testo di Tullio Bugari) viene raccontata proprio una di queste manifestazioni avvenute negli anni '70 a Jesi (AN). Gli operai stanchi di non ottenere risposte certe alle loro rivendicazioni sono "soliti" occupare i binari, fermano i treni e vi salgono per parlare con i viaggiatori spiegando i loro motivi, spesso ne ricevono anche la solidarietà. Al termine di una di quelle "occupazioni" vengono raggiunti dal sindaco in carica che porta loro le buone notizie di cui erano in attesa, nella festa che segue il sindaco viene sollevato e lanciato in aria in segno di giubilo. La più alta carica locale dunque che, pur essendo al corrente del reato che si sta commettendo, si unisce ai lavoratori in sciopero. In una precedente canzone sempre presente su questo blog "Questa sera sono io il Don Chisciotte" nel testo veniva ricordato come "Io sono il Chisciotte dei mulini a vento contestavo i potenti con il sorriso sul volto oggi è tutta una lagna detestano e basta" ; ecco in "Treni alla stazione" viene raccontato invece come anziché detestare e basta fosse alquanto normale passare alle vie di fatto per combattere le proprie battaglie e la canzone chiude proprio con "di lotta ne vorremo ancora un po' anche oggi". 
In realtà sarebbe auspicabile sempre che non si debba mai ricorrere alla lotta, allo scontro, alla contrapposizione violenta degli uni contro gli altri e dunque ecco che il blocco stradale diventa già una vera forma di lotta nonostante il codice civile/penale e i legislatori, e i governi, pensino erroneamente che manifestare sia sempre equiparabile all'uso della violenza. D'altronde se lo sciopero non procura disturbo e disagio...a cosa serve? E come ci dissero alcuni studenti di una primaria in occasione di un laboratorio che io e Tullio Bugari abbiamo svolto con loro nel corso di una bellissima mattinata : "perché scioperare? A cosa serve?" e qualcuno direttamente aveva anche domandato "cos'è lo sciopero?".
Per fortuna già fare domande è anche manifestare la voglia di trovare risposte.
Venite vi accompagno in stazione a occupare i binari...

TRENI ALLA STAZIONE
(Testo Tullio Bugari – musica Silvano Staffolani)
Quei treni alla stazione sì che li ricordo
Ci dicevano tutti che era un azzardo
Si schierava attorno la polizia
Ma non bastava a mandarci via
Perché noi volevamo che la nostra azienda non finisse in bancarotta
E ci scusavamo per quella forma di lotta
Gli operai con gli striscioni sì che li ricordo
Le bandiere al vento e alto lo sguardo
Si avvicinava il treno alla stazione
Ma non lo avremmo mai mandato via
Perché noi volevamo che il nostro lavoro non finisse in bancarotta
Era necessaria questa forma di lotta
Undici e cinquantacinque è questo l’orario
Il rapido per Roma è già sul binario
Sale un operaio e spiega al capotreno
Ci basta una mezz’ora una mezz’ora almeno
Perché noi vogliamo che la nostra città non finisca in bancarotta
E ci scusiamo per questa forma di lotta
Con elmi e scudi ecco la polizia
Il commissario “cacciateli via!”
Vuole denunciare tutti per oltraggio
Mentre gli operai cercan altro coraggio
Perché noi vogliamo che la nostra lotta non finisca senza niente
Ma dai balconi ora applaude la gente
Quella telefonata sì che la ricordo
Ci diceva in Parlamento c’è l’accordo
Il sindaco della città lanciammo in aria
Festeggiammo in questo modo la vittoria
Quei treni alla stazione sì che li ricordo
Ci dicevano tutti che era un azzardo
Non finiva certo qui la nostra lotta
Ma l’azienda non era più in bancarotta
E questa fu la lotta della Classe Operaia ne siamo ancora fieri
Di lotta ne vorremmo ancora un po’ anche oggi
E questa fu la lotta della Classe Operaia ne siamo ancora fieri
Di lotta ne vorremmo ancora un po’ anche oggi



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