Igino Gobbi ci riporta al Gennaio del
1944, nel freddo del pieno inverno del nord della Germania, con la strada da
fare tutti i giorni per andare a lavoro e ritornare e…gli zoccoli di legno così
consumati che solo il tallone era risparmiato dal toccare il terreno gelido.
Otto chilometri da fare la mattina a piedi, quasi come fosse scalzo anzi per alcuni giorni
del tutto scalzo con i piedi sanguinanti fasciati. Nella prima parte del testo
che segue si parla di scarpe…in realtà sono passati molti mesi dalle ultime scarpe indossare e altri ne occorreranno prima che il
protagonista potrà indossare nuovamente delle vere scarpe, magari i piedi che
calzano quelle scarpe sono quelli di tutti noi oggi, che continuiamo passo dopo
passo…arrivano però le parole di Igino con gli zoccoli di legno duro
e che sottolinea anche come qualcosa ha sempre fatto sì che i suoi piedi non si
arrestassero mai perché continuare a camminare è anche poter continuare a
vivere.
LE
SCARPE
(testo
e musica Silvano Staffolani - ispirato ai racconti di Igino Gobbi)
Si sono consumate le scarpe
su queste strade avute in sorte
e anche se fanno male
i piedi ormai
vanno da soli
gli zoccoli di legno duro
sono un ricordo ormai
scalzi in gennaio
tra l’acqua fango e gelo
continuano ad andare
ed era il dolore a
farmi sentire vivo
insieme alla fame mi
dava ancora la voglia
di sperare
e di sognare
che un giorno non troppo lontano
quella vita
sarebbe tornata
a essere mia
ma se la neve è fresca
sembra un materassino
di gomma piuma
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