Ho ricevuto quest'oggi questa bellissima recensione di "Storie ordinarie di un quartiere qualsiasi" e con piacere la condivido, un grazie enorme a Daniele "Trubbs" Trucchia che si è immerso pienamente in ogni parola/nota.
Caro Silvano,
finalmente mi sono preso il giusto momento di attenzione e relax per fare un bell’ascolto completo della tua ultima opera “Storie ordinare di un quartiere”.
Sei proprio un cantautore d’altri tempi, che sa rievocare il
passato in modo cinematografico, alla Pinocchio di Luigi Comencini per dare
un’idea.
All’inizio, senza il supporto del testo a margine che hai
allegato nel libretto, si farebbe fatica a smascherare i vari personaggi e le
storie che si nascondono tra le righe di ogni brano, mentre leggendo prima il
testo introduttivo e poi ascoltando, tutto assume un nuovo significato. Dunque
queste persone sono esistite davvero e tu le hai conosciute. Oggi le presenti
anche a noi.
Di “Una mina” mi ha fatto tanto pensare la riflessione
delle navi e dei treni che partono, abbinati all’idea delle tante persone che
sono appunto “partite” senza tornare. La fragilità e la brevità della vita, le
tante volte in cui ci arrabbiamo per cose stupide, rovinandoci le giornate e
poi… all’improvviso si parte, senza tornare. Bella.
“Sul tetto” è stupenda. L’avevo già ascoltata nel
primo invio che mi avevi fatto e già allora ne ero rimasto entusiasta. Innanzi
tutto mi emoziona tutto ciò che riguarda la dimensione onirica, l’idea del
corpo che riposa nel letto, immobile e incosciente, mentre la mente viaggia, le
immagini sembrano reali, ci sembra di vivere un’altra vita. Poi leggendo la
didascalia mi sono incuriosito sulla figura del sonnambulo. Anche il
sonnambulismo è un grande mistero, mi affascina da morire. Dicono che queste
persone si muovano, svolgano gesti quotidiani dormendo… Bella anche la musica e
forte il finale!
“Al muro una scala” l’ho trovata un po’ meno
intuitiva. Forse è uno di quei brani che vanno interiorizzati a capiti man
mano, come un qualcosa che ha bisogno di crescere dentro di noi. Interessante
la riflessione secondo cui “gli amanti possono fermare il tempo”.
Lo stesso “Per chi lavora di notte” mi ha colpito
meno, sempre riferendomi ai primi ascolti. Dovrei ascoltarla più volte.
Riguardo l’ultimo brano “Mentre qualcuno alla finestra”
esso assume un grande significato solo dopo aver letto la didascalia. La storia
di quella persona nascosta dietro la finestra, le ombre che la sua sagoma
proietta, il vago senso di infelicità che traspare sono tutte immagini toste.
Allora anche la ripetitività del testo della canzone, se associata a quelle
immagini, diviene motivo di riflessione e suggestione profonda.
Anche le foto sono intriganti nel contesto delle musiche e
delle parole con cui descrivi il tutto.
Dunque Silvano posso dire che hai realizzato una serie di
racconti molto originali, fuori dal tempo, capaci di far evadere l’ascoltatore
portandolo in un altrove remoto. L’altrove del passato che non abbiamo vissuto,
ma ci è stato raccontato. L’altrove dell’immaginazione che prende spunto da
vite vissute da altri, di cui abbiamo avuto forse un’intuizione, tanto tempo
fa, ma poi ce ne siamo dimenticati.
Complimenti per questo grande lavoro.
Grazie
Daniele
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