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domenica 17 giugno 2018




Si è appena svolto a Bergün in Svizzera, dal 14 al 16 giugno 2018, un congresso organizzato dall'Istituto Tanne di Zurigo, il centro più importante (anche perché in realtà l'unico) di supporto alle persone affette da sordo/cecità della Svizzera. Al centro dei vari laboratori e interventi vi era la ricerca e l'identificazione dell'elemento in cui ciascuno si potesse sentire maggiormente a proprio agio, con sé stesso e con gli altri. Circondati dalla bellezza della natura è facile individuare proprio nei suoi elementi uno di quelli di cui si è alla ricerca, gli stimoli non sono di certo mancati. Dall'Italia siamo stati invitati come ospiti con il nostro gruppo teatrale de "il cantiere dei sogni" - ormai una realtà più che affermata che da un esordio come semplice "laboratorio" teatrale iniziato all'interno dell'Istituto "lega del filo d'oro",  è ormai diventato un insieme di ricerca e sperimentazione per un teatro sensoriale fatto da persone con diverse disabilità (o forse sarebbe meglio dire con diverse abilità e/o talenti). Mirko Baur, che di Tanne è il responsabile, ha avuto modo di conoscere quello che facciamo e gli è stato raccontato il nostro "Orfeo e Euridice"; ha pensato bene potesse essere uno degli spettacoli da inserire nel programma del congresso e dunque ce ne siamo andati in trasferta fino in Svizzera per presentarlo nella giornata di venerdì.        

Non è per niente semplice riuscire a gestire le varie sorprese che si presentano (sarebbe più veritiero chiamarle semplicemente difficoltà) cercando di organizzare e portare a termine un'avventura del genere e le richieste di informazioni di cui solitamente nessuno ha bisogno, proprio perché non così comuni spesso non ricevono risposta e se la ricevono è un "forse sì ...ma anche no". 
Per uno spettacolo teatrale fatto da e con persone con disabilità ci sono alcuni "dettagli" importanti come : "riusciamo a salire sul palco con delle carrozzine?" il che ovviamente include anche la domanda non posta "riusciamo a entrare nella sala prima che sul palco con delle carrozzine?"; insomma se si aspetta la certezza che tutto sia già predisposto niente di niente sarebbe realizzato, e neanche pensato.
C'è un però : noi siamo il cantiere dei sogni quindi per realizzarli questi sogni non possiamo far altro che lavorarci duramente (e dovreste sentirlo quanto rumore fa questo cantiere): sul palco non riusciamo a far salire i ragazzi con la carrozzina? E allora facciamo a meno del palco lo smontiamo e la sala intera diventerà un palco. L'ascensore è così stretto che la carrozzina con il ragazzo sopra non ci entra? Smontiamo pure quella tanto da farla stretta quanto basta. I bagni sono troppo stretti per entrarci? No, quelli non li smontiamo ma qualcosa ci inventiamo comunque e pure questo se lo era non sarà più un ostacolo.  

Figuriamoci dunque le questioni prettamente "tecniche" : impianto audio...luci...sipario è tutto un inventarsi qualcosa per sopperire a quello che manca ma se qualcosa manca...è perché probabilmente non se ne ha bisogno. 
Il nostro spettacolo era in programma alle 17:15 e quindi noi, con i nostri tempi, eravamo molto in ritardo con le prove e le verifiche di quello che potevamo o non potevamo fare quando, da buoni svizzeri, alle 17:10 sono venuti a domandarci "di quanti minuti avete ancora bisogno che tra cinque si inizia?" Avremmo avuto bisogno di un'altra oretta di prove circa e invece io stesso mi sono sorpreso a dire..."abbiamo appena finito le prove". 
Inutile specificare che il pubblico era già pronto fuori dalla porta e che la sala si è riempita in un attimo, alle 17:16 abbiamo iniziato (un minuto di ritardo è comunque uno sgarbo non di poco conto da quelle parti...sono svizzeri dicevamo).  

Tutto è filato più o meno liscio e siamo arrivati alla fine con la percezione di essere arrivati diritti al cuore delle persone che avevamo davanti, il nostro spettacolo è comunque fatto con dialoghi e canzoni in italiano e sicuramente molto di quello raccontato con le parole prima ancora che con i sensi si è smarrito a metà strada. Per fortuna la comunicazione non avviene solo in un modo ma è una combinazione di tante strade da percorrere finché non si trova quella giusta dove gli altri a cui ci rivolgiamo stanno camminando; ecco, la comunicazione avviene in quel pezzo di strada fatto insieme. Alla fine dello spettacolo ho voluto proprio prendere il pubblico per mano e accompagnarlo a fare questo pezzo di strada insieme: ho spiegato in inglese il senso di quello che avevano visto e sentito, di come è nato lo spettacolo e con quale motivazione siamo riusciti a portarlo avanti, del perché il finale da noi cambiato in quel modo e salutando poi tutti con un invito:  "credete in ciò che siete - siate ciò che siete".
Mentre tutti stavano andando via mi si è avvicinato un uomo, e stava piangendo, in modo molto semplice mi ha confessato che "non sono solito mostrare in questo modo le mie emozioni, non sono per niente solito piangere ma tutto lo spettacolo e le tue parole finali mi hanno davvero toccato, grazie per quanto avete fatto".
E pensare che ancora c'è chi pensa che al posto del cuore gli svizzeri abbiano un orologio...

Nelle due foto che seguono c'è il momento in cui la tv svizzera, prima dello spettacolo, intervista la nostra compagnia sia i ragazzi interpreti che noi volontari loro accompagnatori. 

Nello splendido filmato invece c'è un riassunto delle giornate di giovedì e venerdì e viene spiegato il senso di quanto fatto...sì c'è anche "il cantiere dei sogni"   
   












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