Padova –
22 novembre 2015 – 8° forum volontari della lega del filo d'oro –
Talento
Sociale e Contagio; mi è stato chiesto di portare una mia
testimonianza a riguardo dei temi oggetto del forum; mi è
stato indicato che avrei dovuto sviluppare in particolar modo il
“talento”, non ho fatto in tempo a chiedere il perché, la
risposta era già pronta : “tu di talenti ne hai tanti”.
Ohibò, e
qui tocca rifletterci: davvero? Be’ sicuramente se avere
difficoltà a trovare una scusa per non dire di no è un talento
allora in effetti sì ho molto talento!
Eppure la
combinazione delle tre parole mi è sembrata essere come il cartello
che segnala l’autostrada a tre corsie promettendo una strada che
poteva portare molto lontano nel ragionamento e nella analisi, non
poteva dunque che interessarmi e piacermi.
Definizione
: “caratteristica per cui una persona è distinguibile dalle altre
nell’affrontare in modo diverso sfide o comunque prove anche
quotidiane - capacità di porsi di fronte ad una attività in modo
del tutto differente rispetto alla maggioranza delle persone - segno
di riconoscimento, fisico o mentale, che rende chi lo possiede unico
rispetto a tutti gli altri “normali” – l’essere dotato di una
non normale abilità per cui i “soliti” mezzi di comunicazione
risultano poco idonei – l’essere unici in un ambiente costituito
da tante persone tutte uguali” ; ora, partendo da questa
definizione secondo voi stiamo parlando di chi ha una disabilità o
di chi ha un talento? E’ possibile entro certi limiti descrivere
entrambi nello stesso modo.
TALENTO =
ABILITA’ DIFFERENTE per…
DISABILITA'
= ABILITA’ DIFFERENTE per…
Tutto
questo ragionamento però non l’ho fatto certamente all’inizio
del mio percorso come volontario che inizia nel 2007 ad Osimo, non
potrei indicare quali siano realmente le motivazioni che mi hanno
spinto ad avvicinarmi a questo tipo di volontariato, forse perché
non si dovrebbe neanche avere una motivazione per fare quello che
semplicemente dovrebbe essere una caratteristica dell’essere umano;
ed ecco apparire anche il secondo termine “SOCIALE” (sociale
agg.
[dal lat. socialis,
der. di socius,
v. socio])
.
– ; l’uomo non nasce per vivere in solitudine, l’essere sociale
implica in tutti i mondi animali il relazionarsi tra individui della
stessa specie e se è vero che noi tutti facciamo parte di una unica
specie, quella umana, significa che per nostra natura non possiamo
fare a meno di intrecciare rapporti con gli altri. Il mezzo per
realizzare tutto questo, e vivere “sociale”, è uno solo: avere
la voglia (e i mezzi) per comunicare con gli altri. La comunicazione
è il mezzo attraverso cui la società si concretizza, avere
l’abilità (il “TALENTO?”) di saper comunicare è la chiave per
vivere bene; ciò non significa solamente
essere
in grado di trasmettere il senso compiuto di ciò che vogliamo dire,
bisogna sapere anche capire
quello
che gli altri dicono a noi.
Quello
che comprendi non può crearti diffidenza o paura, quello che
comprendi è quello con cui puoi entrare in relazione.
Mi
aspettavo, facendo il corso da volontario, di poter apprendere
qualcosa in più che mi aiutasse a superare quella paura nei
confronti di semplici estranei che mi capitava ogni tanto di
incontrare in giro; il mio desiderio è stato realizzato e devo dire
che ho imparato tanto, non solo sugli altri ma anche su me stesso.
Quando
termina l’apprendimento teorico, dopo che tutte le istruzioni
possibili ti sono state date arriva il momento della pratica con la
domanda “e adesso? In che modo posso mettermi in gioco? Quali sono
le mie capacità, le mie finora nascoste doti che posso mettere a
servizio di chi ne ha bisogno? “
Non
ci poteva essere risposta, non puoi sapere quello per cui sei più o
meno portato, è facile sapere quello che a te piace fare, è facile
immaginarti bravissimo in qualcosa o capacissimo di fare anche
l’impossibile ma… sono gli altri che ti daranno la conferma
necessaria.
Cosa
so fare? Cosa mi riesci bene? Non so, intanto ci sono, eccomi …
senza iniziare a camminare non ci si può dirigere da nessuna parte.
“Quello
che a me piace fare” è comunque un buon punto di partenza.
Mi
piace l’arte in tutte le sue forme e guarda caso tra le attività
proposte c’era anche un bel laboratorio teatrale, durante il corso
da volontari ci hanno fatto vedere alcuni video di questo gruppo
teatrale, forse magari un contributo che non fosse solo la presenza
potevo anche darlo.
Se
all’inizio la cosa che mi sembrava più importante era quella di
ESSERCI fisicamente, far sentire la presenza, un po’ come un
appoggio disponibile, un appiglio in caso di necessità (e continuo a
pensare a questo come una cosa importantissima comunque), nel tempo
ho cercato di avere un ruolo più attivo proponendomi anche per il
FARE e non solo per l’ESSERE.
Da
8 anni faccio dunque parte del gruppo teatrale che si chiama “IL
CANTIERE DEI SOGNI” e visto che tra le altre cose mi piace scrivere
canzoni negli
ultimi anni ho scritto alcune canzoni per i nostri spettacoli come
per la TEMPESTA di Shakespeare che abbiamo portato in scena diverse
volte sempre con successo e dove io ho avuto l’onore di suonare
insieme a Milena che con la sua voce e il suo TALENTO dà senso a
tanto di quello che io faccio, con Milena abbiamo poi suonato
un’altra mia canzone nello spettacolo “SIAMO FATTI DELLA STESSA
SOSTANZA DEI SOGNI” in occasione dei festeggiamenti per i 50 anni
della Lega. In tanti anni del nostro laboratorio abbiamo tutti avuto
una evoluzione notevole, nel passato più o meno l’importante era
esserne parte, oggi invece per ciascuno l’esserci è diventato
naturale e scontato, il vero impegno preso è quello del fare tutti
insieme e mettere insieme le capacità di ciascuno (TALENTI) per la
riuscita collettiva (SOCIALE) di quello che tutti contribuiamo a far
nascere e sviluppare. Lo spettacolo a cui stiamo lavorando ora “ORFEO
e EURIDICE” è nato di comune accordo, sono stati consultati tutti
i componenti del gruppo e si è fatta una votazione, ciascuno ha
fatto le sue osservazioni ed il risultato, che sarà sicuramente
ottimo, apparterrà a tutti.
Che
forse siamo stati tutti contagiati? contàgio
s.
m. [dal lat. contagium,
der. di contingĕre
«toccare,
essere a contatto, contaminare», comp. di con-
e tangĕre«toccare»].
–
Tutte
le parole possono avere diversi significati a seconda di come le
usiamo, l’esempio più calzante è proprio la parola “CONTAGIO”
che in genere viene usata in modo negativo, il contagio dall’altro
lo si subisce e spaventa perché subito si pensa alla malattia, quel
che viene dagli altri è sicuramente negativo; ma noi siamo fortunati
perché possiamo scegliere e se siamo consapevoli di quello che
vogliamo trasmettere e/o ricevere è a un buon contagio che puntiamo.
Tutti
noi qui presenti abbiamo in comune un percorso formativo che inizia
nel momento stesso in cui abbiamo iniziato a conoscere diverse
problematiche comuni a tante persone, tutti noi abbiamo avuto e
possediamo la stessa curiosità che ci spinge a non fermarci a quella
che è l’apparenza delle cose ma piuttosto siamo spinti dalla
voglia di capire e dalla voglia di fare.
TALENTO
SOCIALE e CONTAGIO perché guardandoci ciascuno di noi sa di avere
una caratteristica unica e particolare che sarebbe del tutto inutile
e sprecata se non condivisa con chi abbiamo intorno, e chi abbiamo
intorno aspetta solo di essere contagiato da quello che è un buon
senso umano, niente più.
Siamo
tutti foglie mosse dallo stesso vento - siamo foglie e mettiamo ali
alle nostre radici
Nessun commento:
Posta un commento