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lunedì 30 maggio 2016

“RADIO KILLED THE VIDEO STAR...ON MONDAY”
La rubrica “Radio killed the video star...on monday” si occupa di quelle radio (web-radio e fm-radio) che gratuitamente offrono spazio alla musica emergente / indipendente, nel tentativo di dare visibilità a certe sonorità per il solo piacere di farlo; con lo stesso piacere quest’oggi siamo in compagnia di chi già dal nome chiarisce subito le proprie intenzioni : Radio Emergenti.
La musica e la radio, da sempre (almeno per chi scrive) non può esistere l’una senza l’altra, c’è lo spazio (oggi come oggi sempre più virtuale) e c’è la materia con cui occuparlo (anche questa sempre più virtuale). Chi ha vissuto la storia delle radio private italiane fin dai loro esordi non può fare a meno di ricordare non solo alcuni programmi ma anche voci e canzoni che proprio alla radio ha scoperto per la prima volta, o le richieste di brani (perché le radio spesso erano l’unica fonte ove poter attingere per ascoltare quello che più piaceva, quando le radio erano ancora libere di trasmettere tutto ciò che volevano). C’è chi questo modo di concepire la radio continua a viverlo, con la certezza e consapevolezza che non può essere altrimenti, perché “l’altrimenti” non sarebbe fare radio ...sarebbe un’altra cosa; proviamo a parlarne con Ezio Baldi che di Radio Emergenti è il cuore e la mente.
Ezio grazie per aver accettato di raccontarci il mondo di Radio Emergenti perché di un intero mondo si tratta quando si parla di musica e di radio. Tu “ufficialmente” fai nascere l’idea di un programma radiofonico tutto dedicato alla musica emergente nel 2008, in realtà da quando e come sei entrato in contatto con il mondo della radio? Un amore a prima vista (ehm...a primo udito…) come suol dirsi?
Per prima cosa, grazie per l'opportunità di raccontarmi e di raccontare Radio Emergenti. Principalmente, tengo a precisare, nasco come musicista, dopo svariati cambi di strumento, prima chitarra, poi basso e infine, nel 1962 decido che il mio strumento sarà la batteria e avevo otto anni. Senza dilungarmi con le esperienze maturate (iscritto al ENPALS come musicista professionista, turnista per la Fonit Cetra, CDS (ora Sugar Music), DDD, Carlo Alberto Rossi e molte altre), ho abbandonato definitivamente la professione nel 1987; nel frattempo, era il 1974 mi avvicinavo alle prime “radio libere”, come speaker radiofonico,   continuando a frequentare l'ambiente musicale, ma senza parteciparvi attivamente come batterista.
Per te è più grande la passione per la radio o quella per la musica?
Ezio e gli esordi nelle radio libere negli anni settanta
Direi che è un legame indissolubile, amo fortemente entrambe, anche se ormai faccio attivamente solo più radio; anche se ho partecipato e partecipo, ad alcune produzioni musicali, come consulente in studio.
Torino, la tua città, da sempre è stata uno dei punti “cardinali” della musica indipendente prodotta in Italia, sede anche di etichette storiche che hanno saputo fotografare nel tempo realtà di tutto rispetto, anche se magari a volte rimaste al margine; sembrerebbe dunque una conseguenza naturale che anche le radio della zona avessero lo stesso interesse per queste sonorità, è andata così o il tuo programma ha rappresentato un esperimento (peraltro ottimamente riuscito) unico?
Torino è sempre stata culla di idee, non soltanto musicali, mamma del cinema, della radio, della tv e delle prime case discografiche; purtroppo, il marchio imposto di “bùgia nèn” (n.d.r.: non ti muovere; oppure, che non si muove) è decisamente calzante. Infatti tutte le varie realtà, sono migrate altrove, inclusi alcuni famosi marchi discografici. Perdonate questa auto polemica, ma è una provocazione che non potevo tralasciare. Tornando alle radio, vorrei fare una distinzione fondamentale, e non intendo tra radio fm e web, ma tra quelle commerciali e quelle di nicchia amatoriale. Le prime non si discostano dai grandi network, fanno radio per fatturare (non sarebbero commerciali altrimenti); mentre le seconde, seppur in fm, danno maggior risalto alle scelte musicali, spaziando nei generi e sottolineando quelle che sono le vere “novità musicali”, non dettate dalle major che acquistano interi palinsesti, o peggio, sono proprietari di network radiofonici.
Ezio negli anni ottanta
Tu hai vissuto il periodo in cui la radio fm era la fonte principale di diffusione della musica, in tutti i suoi generi, fino alla concorrenza della tv che ha affiancato e spesso sostituito la musica con i “video clips”. Oggi è possibile parlare di rivincita delle radio (web radio) sulla televisione e della musica sul video?
Sono stato uno dei primi a dirlo, quando negli anni '70 girammo, con una delle mie tante bands, un video promo musicale per Tv Capodistria: “Fare il 'filmato' (allora si chiamava così) di una canzone, è come spiegare una barzelletta... non ha senso!”. Tornando alla domanda; direi proprio di si, la radio, come un buon libro, da spazio all'immaginazione e ci permette di usare la nostra creatività, per visualizzare una storia unica e personale, ma anche sensazioni… emozioni.
Il mondo delle web radio presenta differenze sostanziali con quello delle radio fm; la prima che mi viene in mente sono i programmi in replica (podcast) che vengo ascoltati ancora di più di quelli in diretta (che invece sono il punto di forza nelle radio fm); cambia dunque il modo di usufruirne da parte dell’ascoltatore ma per chi i programmi li pensa e li realizza è cambiato qualcosa?
Anche in questo caso, cambia tutto in base al tipo di radio, come giustamente dici tu, ma anche da come la radio vuole coinvolgere; molte web radio sono una fotocopia delle radio commerciali, oppure sfruttano il filone dei talent show, per quanto riguarda il mondo dei musicisti emergenti. Personalmente ho creato svariati format radiofonici/televisivi, ma la maggior parte di questi sono stati modificati nella produzione; purtroppo tutto ricade nei tagli di meno costi e più profitti, tagliando completamente fuori l'ascoltatore/spettatore, inteso come essere umano e prediligendo il consumatore/acquirente.
Ezio con Eros Ramazzotti
Il mondo dei network radiofonici non sembra proprio essere interessato alla musica emergente, spesso ci sono identiche playlist, tanto da sembrare una imposizione degli editori più che una scelta di chi trasmette, tutto questo non avviene nel web dove anzi la differenza è un punto di forza. Una volta si scopriva un nuovo gruppo andando a sentirlo in un qualche concerto, adesso purtroppo la musica che si ascolta dal vivo nella maggioranza dei casi si compone di tribute band, il pubblico curioso non può che rivolgersi alle web radio e dunque: voi che tipo di riscontro avete dagli ascoltatori?
La realtà è che molte web radio, inclusa Radio Emergenti, hanno un notevole seguito, anche se decisamente frammentato, perché sono veramente tante, ma occorre tener di conto che, come nel nostro caso, esiste un rapporto molto stretto con l'ascoltatore, oserei dire di tipo familiare; un po' come le rime “radio libere”. Grazie alle nuove tecnologie, l'ascoltatore può scegliere brani con un sms, con Whatsapp, ed email; può anche dialogare con la diretta, tramite chat o Facebook e condividere cosa sta ascoltando. Radio Emergenti, su una media di oltre 5000 ascolti al giorno (non ascoltatori, ma ascolti, cioè quante volte gli utenti si collegano al server), abbiamo una media di 180 richieste giornaliere, via sms e una buona parte di queste, oltre il 70%, sono per musica emergente.
Dare la possibilità a chi fa musica di potersi far ascoltare, offrire questo spazio anche a chi non ha alle spalle etichette discografiche o grandi editori, rappresenta una forma di tutela e promozione culturale che andrebbe se non sovvenzionata almeno agevolata. Non sarebbe ora di considerare dei seri e importanti sgravi fiscali (esenzione siae ad esempio) a chi trasmette musica emergente?
Toccando il tasto SIAE, m'inviti a nozze, come si sul dire. Più che per il fatto di “dover obbligatoriamente” pagare il balzello, per l'inutilità di pagare e poi sapere che nessun musicista riceverà un solo centesimo di quanto abbiamo pagato; per il semplice fatto che non esiste un sistema di riscontro sui brani che vanno in onda... finisce tutto nel calderone SIAE. A parte questo, senza polemizzare ulteriormente, basterebbe che ci fosse concesso trasmettere qualche spot a pagamento, o avere sponsors nei programmi, continuando a pagare la SIAE come radio amatoriale (il costo della SIAE per trasmettere spot a pagamento è del triplo).
Con la rivoluzione di internet la possibilità di fare radio è estesa, in teoria, praticamente a tutti, non esistono vere e proprie regolamentazioni (non ci sono “frequenze” ormai tutte occupate come per l’etere), che sia questo un momento del tutto simile a quello vissuto negli anni della nascita delle prime “radio libere”?
Dal 2001, al 2008 sono stato direttore artistico di una radio fm torinese, ho utilizzato i primi softwares di regia automatica e proprio grazie a questa esperienza, ho deciso di fondare Radio Emergenti. Per alcuni mesi sono ritornato agli anni '70, quando le antenne delle radio libere erano nel sotto tetto della sede e tutto era sperimentale; ogni attimo di quegli anni m'è ritornato alla mente, trovare il sistema per uscire (trasmettere) con un segnale più forte, con un audio migliore, ma applicato alla tecnologia streaming.
Possiamo dire che attraverso il tuo programma nel corso degli anni hai visto non solo il mutare del modo di fare radio ma probabilmente anche un mutare del modo di fare musica e di presentarla, ho idea che oggi sia molto più presente il “do it yourself” e dunque autoproduzione rispetto al passato, che ne pensi?
L'evento della tecnologia mp3, tra le altre cose inventato da un torinese, Leonardo Chiariglione dello CSELT (Centro Studi e Laboratori Telecomunicazioni di Torino), ha sicuramente dato una spinta alla promozione della musica emergente, incluse le varie piattaforme di diffusione (iTunes, Amazon, GooglePlay, ecc.), ma comunque resta il problema della promozione/diffusione della musica. Proprio la facilità con cui ci si può autoprodurre, ha incrementato la disponibilità, quindi la difficoltà per chi cerca; resta l'enorme scoglio della promozione/diffusione. A mio avviso, la diffusione tramite  mp3, non ha dato una grande mano ai musicisti, anzi molti restano decisamente penalizzati, per il semplice fatto che non possono investire in promozione. Tra le altre cose, occorre fare molta attenzione a chi offre “facile promozione”, naturalmente pagando soldoni; questi promettono invii dei brani/video a centinaia e centinaia di radio/tv... ma non è detto che queste li mettano in onda. Personalmente ho sempre rifiutato e continuerò a farlo, di accettare “donazioni” da queste agenzie, per acquistare passaggi a 5 centesimi; anche se mi offrissero 50 Euro, non accetterei assolutamente, per il semplice fatto di non esserne complice e rimanere coerente con la mia idea di libertà.
Il tuo giudizio sullo stato della musica emergente / indipendente di questi ultimi tempi?
Ezio con Paolo Beltramo 
Come ho già detto, una gran quantità di buona qualità musicale, con ottime idee, ma con troppe fotocopie di “big”, italiani e stranieri. Ne approfitto per un appello: “Per favore, scrivete e cantate in italiano”; avete mai ascoltato un inglese, o americano, che cantano in italiano? Ebbene, alle orecchie di un inglese/americano, la vostra pronuncia inglese è ugualmente ridicola, quindi lasciate perdere, per favore.
E’ ancora possibile fare una classificazione per “generi” nella musica o la contaminazione e il mondo globalizzato anche delle sette note hanno mischiato un po’ tutto?
Troppo sovente ricevo comunicati stampa che accompagnano brani, in questi si leggono di influenze di questo, o quel genere, etichettature che vengono date, molto spesso dalle agenzie di promozione/stampa, in base a esigenze di mercato, purtroppo date anche dal “copia e incolla”, ricevendone tante posso affermarlo. Trovo che la cosa più sbagliata sia proprio etichettarsi, voler indirizzare chi ascolta a qualcun altro già esistente; niente di più sbagliato, perlomeno per quanto mi riguarda. Poi, io personalmente, uso la regola del mio amico Tonino Borzelli, poliedrico Maestro partenopeo: “Quando senti troppe influenze, quando non riconosci i generi musicali… vuol dire che stai ascoltando qualcosa di nuovo”.
Chi volesse farsi trasmettere all’interno di Radio Emergenti che cosa deve fare? C’è un indirizzo a cui scrivere?
Preciso che non tutti i brani ricevuti vanno in onda, non solo per la qualità delle registrazioni, spesso troppo caserecce e/o in pessima presa diretta, ma anche per una selezione da parte del nostro Staff (potete vederlo sul nostro sito), che ascolta “tutti” i brani ricevuti, o segnalati e da il proprio benestare, dopo furibonde/divertenti discussioni. Comunque i brani, in formato mp3, possono essere inviati alla casella musica@radioemergenti.net , appositamente creata e capiente, per ricevere files di grandi dimensioni. Nella email accludere sempre: copertina del brano/album/ep, sito internet (o Facebook, YouTube, ecc.) e la liberatoria alla diffusione radiofonica standard (potete trovarla sul nostro sito, pagina Invia Musica), se il brano è depositato SIAE (rammento che la SIAE vieta la diffusione radiofonica, se non autorizzata dall'autore). L'inserimento in rotazione, o la nostra scelta di promozione giornaliera, sono completamente gratuite; ma se volete fare una donazione spontanea è ben accetta, anche se questo non influisce sulle nostre scelte.
E il tuo consiglio personale per chi si accinge ad inviarti qualcosa da farti ascoltare?
Sicuramente non inviarmi comunicati stampa, recensioni di altri  e soprattutto...
“Non chiedetemi di intervistarvi, il pubblico vuole conoscervi, ma ascoltandovi!”.
Avresti  un artista emergente da consigliarci e da andare subito ad ascoltare?
Ne avrei veramente tanti…ascoltateli su Radio Emergenti
Grazie Ezio per la tua cortesia e ora non resta che andare a sentire Radio Emergenti; per chi utilizza TuneIn dal cellulare basta cercare “Radio Emergenti” altrimenti da pc all’indirizzo www.radioemergenti.net troverete l’apposito tasto “clicca per ascoltare”
Aggiungo solo che su GooglePlay, digitando Radio Emergenti, potete scaricare gratuitamente l'App Android per ascoltarci.
Ancora tante grazie per la disponibilità e l'accoglienza.










domenica 29 maggio 2016



Ecco i suoni che dalle Marche partono verso ogni possibile destinazione perché i confini non esistono per chi non si pone limiti. Come la morfologia terrestre di questa regione comprende ogni tipologia possibile è così anche per il carattere dei suoi abitanti che non manca di riflettersi anche nell’arte e nella musica che viene prodotta, sempre e comunque un vero “suono di marca” e di cui qui si va a trattare.   
BUBAMARA
Ivor Pop - mandola/vocals
Steve Ford - percussion
Dave Haskins- bass


“...le Marche? Ma ne sei sicuro? Guarda che non ci troviamo mica in questa regione anzi: non ci troviamo neanche in Italia...siamo un po’ più  su: nel Regno Unito, a metà strada tra Manchester e Edimburgo quindi che c’entrano i Bubamara con “suono di marca”
“Come che c’entrano, e poi chi l’ha detto che ci troviamo in un luogo così ben definito? Ci troviamo dove poggiamo i nostri piedi o meglio ancora siamo dove siamo arrivati tanto quanto siamo ancora dove siamo partiti poi...non si può mai appartenere ad un solo luogo”
“di questo passo vorresti forse dire che non abbiamo nazionalità?”
“Certo che ce l’abbiamo una nazionalità ma se la nazionalità è chiudersi in un confine senza mai uscirne meglio è rinunciarci subito”
“e ma allora senza confini ciascuno può andare ovunque senza essere controllato e pretendere di portare e prendere ciò che vuole”
L’arte e gli artisti non appartengono a nessuno se non all’umanità, e a questa danno voce. A volte le lingue in cui tali voci si esprimono sono molteplici e come i geni che compongono un qualsiasi dna alla fin fine si combinano tra loro e danno vita a...un risultato sonoro che tutto comprende, racconta una parte del passato e mostra un po’ del futuro mentre risuona il presente.
“come se quello che prendi potesse essere di proprietà di qualcuno e quello che porti fosse davvero tuo”
“così non è?”
Si può avere una appartenenza a territori più vasti di quelli rappresentati da una sola bandiera, e chi frequenta la musica si trova costantemente a ritrovare le proprie radici in luoghi molto distanti da quelli dove è nato, come uno specchio dove riconosci la tua immagine anche se non è quello di casa tua...perché dovrebbe essere altrimenti? E allora risulta molto facile cantare canzoni e suonare note nate in un qualche altrove ma che diventano anche nostre, perché si capisce che non potrebbe essere altrimenti, contenevano e contengono una parte di noi...dove siamo stati finora che non ce ne siamo mai accorti? Possiamo suonare la musica composta e suonare da chi non parla la nostra lingua? La musica parla tutte le lingue perché in tutte le lingue si può capire.
“stiamo parlando di musica e musicisti, pensi davvero che possano appartenere a qualcuno?”
“tutto e tutti hanno un proprietario”
Ecco che Ivor Pop - Steve Ford - Dave Haskins - perfetti viaggiatori dal solo bagaglio a mano, decidono di “essere” il suono del mediterraneo e in particolare modo dell’adriatico chiuso tra balcani, sud Italia e Grecia...come una nave, sicuramente pirata, che vaga di costa in costa e di porto in porto per far scendere l’equipaggio a fare festa...un approdo che ovunque trova il benvenuto.
Bubamara, che in serbo croato significa coccinella, un piccolo e colorato insetto che sfoggia solitamente un bel colore rosso e punti neri, stesso colore del curioso copricapo che prende in nome di “fez” e che ha sulla sommità un cordoncino nero; eccoli i due simboli del trio che sotto questo nome vaga al suono di mandola, basso e percussioni.
“in tanti ci provano a rivendicarne la proprietà ma la musica è il suono stesso della libertà per cui puoi metterci sopra tutti i timbri che vuoi, saranno cancellati e dimenticati prima ancora della fine di una canzone di quelle di breve durata”
“e certo allora non dovrebbero esistere gli inni nazionali”
“allora hai capito perfettamente”
Ivor Pop, girovago per l’Europa, ha saputo raccogliere gli umori e i suoni di chi l’ha ospitato e ovunque è stato attento ascoltatore prima per diventare poi squisito narratore.
Steve Ford e Dave Haskins sono perfetti per completare con la loro ritmica il pulsare dell’appassionato cuore di Ivor.
L’omaggio, da non confondersi con i tributi tanto in voga al momento, tanto sterili quanto privi di qualsiasi vera passione, è uno di quelli di chi vuol far scoprire agli altri ciò che più ama. In questo caso le sonorità delle coste del mediterraneo, così distanti dall’Inghilterra, in quest’isola approdano per ripartire immediatamente. Siamo in un mondo globalizzato e seppur “residenti” dalle parti di Durham i Bubamara sono tranquillamente arrivati (o meglio dire ritornati?) in Italia a farci sentire quello che hanno appreso e come sono riusciti a renderlo con un loro personalissimo stile.
Alcuni titoli :
Kalinifta - Lu Core meu - Pizzica di San Vito - Tarantella del Gargano, e siamo in pieno e magico Salento con le sue antiche pizziche
Il repertorio non è però unicamente dedicato all’Italia spostandosi, come si diceva, da una sponda all’altra dell’adriatico.
Questa è la loro pagina facebook dove poter trovare ogni altra informazione : https://www.facebook.com/Bubamaramusic/?fref=ts
e da qui è invece possibile ascoltarli :

p.s. sapevate che i punti neri che la coccinella porta sul dorso sono sette? Come le note musicali...




lunedì 23 maggio 2016


“RADIO KILLED THE VIDEO STAR...ON MONDAY”
La rubrica “Radio killed the video star...on monday” si occupa di quelle radio (web-radio e fm-radio) che gratuitamente offrono spazio alla musica emergente /indipendente, nel tentativo di dare visibilità a certe sonorità per il solo piacere di farlo; con lo stesso piacere quest’oggi siamo in compagnia di una radio storica di quelle che hanno attraversato un po’ tutte le stagioni di questo potente mezzo di comunicazione e che è stata testimone diretta anche durante eventi che, per la loro gravità, sono rimasti nella memoria collettiva. Proprio la radio spesso diventa la cassa di risonanza di quelle voci troppo deboli per poter essere ascoltate - vicine o lontane che siano - è dunque un onore essere in Abruzzo in compagnia di Radio L’Aquila 1.
Abbiamo fatto qualche domanda a Giovacchino D’Annibale, editore della storica
emittente aquilana e con lui proviamo a saperne un po’ di più: 

Siamo sul finire del 1981 e nei sogni di un gruppo di amici compare la “radio”, sono gli anni in cui tutto sembra possibile e basta una buona idea da rincorrere e se non ci si pongono limiti i sogni possono facilmente realizzarsi, ecco dunque che una cena tra amici e le conseguenti chiacchiere danno vita a Radio Valleverde (solo nel 2000 il nome diventerà Radio L’Aquila 1), poco materiale ma tanta tenacia, mezzi artigianali ma la lungimiranza delle onde radio che possono arrivare chissà quanto lontano...e le trasmissioni un po’ per gioco un po’ per sfida possono cominciare. Eccoci nel 2016, c’è un po’ di romantica nostalgia per quella piccola stanza a Paganica, a soli 10 chilometri dalla città dell’Aquila, e quell’attrezzatura rudimentale?
Non nascondo un po’ di emozione nel ripensare a quei tempi. Trentacinque anni sono tanti soprattutto se si pensa al modo come è nata Radio Valleverde. Allora andava di moda mettere su una radio con lo scopo principale di divertirsi. Due piatti Pioner, due registratori a cassette, un mixer ed un trasmettitore auto costruiti, qualche 45 giri magari acquistati con la settimana enigmistica, ed ecco qua che la radio era bella che fatta. La tantissima volontà di divertirsi faceva da collante tra noi ragazzi. La sede della radio era veramente una piccola stanza dove però ci si stava benissimo. A quei tempi andavano di moda i “notturni” e le dediche tra i giovani dell’epoca che in questo modo “dialogavano” quasi in incognito.
Le infinite possibilità concesse ai giorni nostri alle web radio e l’entusiasmo per la platea infinita che internet può garantire possono essere paragonati agli inizi delle radio-fm quando si stava sperimentando un nuovo mezzo di comunicazione?
Si. Il web ha solo sostituito (ma non del tutto) il mezzo con il quale arrivare all’utilizzatore ed è sicuramente meno costoso della radio-fm. Pensiamo alle strutture di trasmissione con trasmettitori e ponti di collegamento per superare gli ostacoli delle montagne, ai costi di gestione e manutenzione dei ripetitori in alta quota e alle alte quote difficilmente raggiungibili soprattutto d’inverno. Il web al di la di un minimo di apparecchiature di bassa frequenza non ha praticamente altri costi. Oggi il mondo web permette cose che trenta anni fa erano impensabili.

Per le radio-fm spesso si parlava di radio pirata, o perché non possedevano le previste autorizzazioni o per carenze normative, le stesse che si ripresentano tuttora con le web-radio. Non essendo più disponibili le frequenze per la trasmissione fm (e quelle presenti quasi tutte in possesso di pochi grandi network) la trasmissione tramite web diventa una necessità oltre che una opportunità?

Non è proprio così. Oggi le radio-fm hanno consolidata la loro presenza nell’etere, anche e soprattutto in virtù della legge Mammì che ha comunque dato vita ad una regolamentazione. Perciò oggi credo non sia più possibile parlare di “radio pirata” anche se c’è ancora qualche frequenza utilizzata senza regolare autorizzazione. Per le web radio attualmente le cose sono più semplici soprattutto perché non bisogna impegnare frequenze che, comunque, sono limitate. Attualmente non esiste una normativa per cui le cose sono più semplici. 
Il mondo web ha rivoluzionato tutto per quanto riguarda le comunicazioni per cui le trasmissioni tramite web stanno diventando una necessità. 

Radio L’Aquila 1 prende questa denominazione nel 2000 accompagnando la città che si affaccia al nuovo secolo nella nuova sede vicinissima a Piazza Duomo, una radio così radicata nel territorio ne diventa anche un simbolo. Attualmente, anche se da altra sede, voi siete l’unica radio esistente in zona, una grossa responsabilità la vostra quella di raccontare il quotidiano e la vostra realtà. Che tipo di appoggio avete dagli Aquilani?
Si. Radio L’Aquila 1 cambia denominazione da Radio Valleverde nel 2000 mantenendo sempre la stessa frequenza di 93.5 MHz. Dalla stanzetta di Via del Pizzicagnolo n. 13 di Paganica siamo passati ad una sede in Via Indipendenza n. 13 a due passi da Piazza Duomo al centro dell’Aquila. E qui siamo sati ospiti in un bellissimo ed antichissimo palazzo gentilizio, Palazzo Ciccozzi, fino alla notte del 6 Aprile 2009 quando il terribile sisma distrusse la città dell’Aquila. Oggi, finalmente, siamo in una prestigiosa sede di quasi 150 mq, con apparecchiature moderne e tecnologicamente avanzate. Abbiamo fatto questo sforzo dopo essere stati cinque anni (dal 15 Aprile 2009) in un container di poco più di 25 mq. Ma che,comunque, ci ha dato la possibilità di ricominciare a trasmettere immediatamente. Attualmente siamo l’unica radio con sede a L’Aquila e radicata nel territorio aquilano. Siamo una radio che dà molto spazio a quello che accade quotidianamente in città a livello politico, culturale, sociale, sportivo e di cronaca. Gli aquilani da subito dopo il sisma del 6 Aprile 2009 non ci hanno più abbandonato.
Voi siete sempre pronti a dare voce al vostro territorio, così come avete fatto riuscendo a garantire le trasmissioni anche durante i terribili eventi dell’aprile 2009 con una interruzione forzata di soli pochi giorni, un esempio per tutti e una opportunità di testimonianza diretta. Oggi vista la possibilità di ascoltarvi da ovunque tramite il web rappresentate anche un punto fermo di collegamento per chi per cause di forza maggiore si è dovuto trasferire, avete contatti di questo tipo?
Si. Riserviamo molta attenzione alle cose che succedono sul nostro territorio e, come dicevamo prima, soprattutto dopo il sisma. L’avvento dello streaming ha semplificato le cose e ci proietta oltre i confini nazionali dove abbiamo diverse persone, per lo più emigrati, che ci seguono con assiduità. 

Guardare sempre oltre senza fermarsi come voi avete saputo fare forse è anche non accontentarsi di programmi e playlist che oggi sembrano sempre uguali nei grandi network, anche se forse garantiscono un pubblico più ampio, un giudizio sulla “salute” delle radio attuali da voi che avete alle spalle una storia così lunga?
Oggi le radio fanno fatica ad andare avanti. Noi nel nostro piccolo abbiamo voluto mantenere una programmazione più “locale”. Non vogliamo imitare i network ma vogliamo mantenere la nostra identità di “radio locale per la gente locale”  
Questa rubrica è dedicata in particolare modo alle radio che trasmettono gratuitamente la musica emergente / indipendente e voi ne siete dei perfetti rappresentanti. Vorrei un giudizio proprio su questo tipo di musica e sulla vostra scelta di concederle uno spazio così importante, a chi è venuta l’idea?
L’idea di dare molta attenzione alla musica emergente / indipendente è del nostro direttore artistico Elio D’Annibale. E’ lui che tiene il calendario delle interviste tutte in diretta (molte delle quali con la presenza in studio degli artisti) raccordandosi con lo speaker Vanni Biordi. Praticamente tutti i giorni dal lunedì al venerdì effettuiamo interviste ed abbiamo un calendario pieno almeno fino a fine Giugno. Il giudizio su questo tipo di musica non può essere altro che positivo visto che ci dedichiamo molto tempo.
Gli ascoltatori che tipo di giudizio danno a proposito di scalette con brani “sconosciuti?”
Veramente non abbiamo avuto mai nessun giudizio negativo. Anzi spesso la cosa viene apprezzata.
In che modo possono contattarvi, magari per inviarvi eventuali brani da trasmettere, gli autori emergenti?
Basta inviarci una mail a promotion@rl1.it. Ci siamo imposti di rispondere sempre a tutti e tutti accettano la tempistica. Qualcuno magari non si fa trovare quando lo richiamiamo. E qui il nostro Vanni Biordi diventa quasi intransigente. “La puntualità è segno di rispetto e di educazione” è il suo motto.
C’è una raccomandazione che vuoi dare prima che spediscano le loro canzoni?
Ormai tutti i brani vengono inviati come file audio e per questo raccomandiamo un’ottima qualità.
E’ mio parere che le radio, soprattutto le locali che raccontano il proprio territorio rappresentino un servizio pubblico e dovrebbero essere destinatarie di maggiori attenzioni, soprattutto in un momento in cui la cultura passa proprio attraverso i canali alternativi ai grandi network, nell’attesa che qualcosa migliori non resta che appoggiarvi quanto più possibile, anche con questo piccolo contributo.

Grazie Giovacchino!




venerdì 20 maggio 2016

Vi ricordate la recensione dell'album LU.ME VIVO di Roberto Lucanero e Marco Meo? Magari potreste rinfrescarvi la memoria andando a rileggerla a questo indirizzo : 
http://cartolinedautore.blogspot.it/2016/02/ecco-i-suoni-che-dalle-marche-partono.html e se poi vi trovate in zona sabato sera (21/05/2016 ORE 21:00) potreste anche approfittare per andare al Teatro Torquis di Filottrano (AN) per sentirvi il tutto suonato dal vivo in una serata che si preannuncia memorabile. Sul palco insieme a Roberto Lucanero e Marco Meo anche il gruppo di "Quelli dell'ara" e "I fiji d'Ottrano" e con quest'ultimi ci sarò anche io. 
A domani sera, per chi ci sarà.




lunedì 16 maggio 2016


“RADIO KILLED THE VIDEO STAR...ON MONDAY”

La rubrica “Radio killed the video star...on monday” si occupa di quelle radio (web-radio e fm­radio) che gratuitamente offrono spazio alla musica emergente /indipendente, nel tentativo di dare visibilità a certe sonorità per il solo piacere di farlo; con lo stesso piacere quest’oggi siamo in compagnia di chi aiuta le web­radio a diventare tali : FABRIZIO MONDO 
Ci sono alcune passioni così grandi che quando ne sei conquistato veramente per viverle appieno senti la necessità di condividerle con gli altri e dunque nasce anche l’esigenza di aiutare chi come te ne è vittima e che può ben capire motivazioni e sensazioni. Chi in Italia (e non solo) si occupa di radio e/o comunque di media e tecnologia non può fare a meno di essersi imbattuto in uno dei più grandi esperti in materia, sempre pronto con i suoi preziosi consigli ad aiutare a districarsi tra la giungla di tecnologia e normative che regolano il mondo delle radio e della musica che lì passa. E’ così facile mettere in piedi una web radio? Cosa si può e cosa non si può trasmettere? E come fare per raggiungere un proprio pubblico sulla rete? E...vediamo di fare qualche domanda direttamente a lui per capirne un po’ di più :
Intanto Fabrizio grazie per essere in compagnia di “Radio killed the video star...on monday”, c’è una prima domanda, magari scontata ma...come (e quando) nasce la tua passione per la radio?
La mia passione per la radio nasce da bambino, ed è ereditaria. Ho sempre trovato affascinante il comunicare tramite un microfono senza sapere chi mi stesse ascoltando. La prima volta che ho avuto il piacere di parlare in radio avrò avuto 10/11 anni e sono stato ospite di un programma in una radio locale nel Lazio.
I tuoi studi (laurea in ingegneria informatica conseguita nel 2010) ti rendono anche un esperto in materia per cui è possibile dire che sei riuscito a combinare passione e professione?
Penso di si, ho cercato di unire la passione per la radiofonia con le conoscenze informatiche acquisite durante il mio periodo universitario, tale somma si chiama Web Radiofonia.
Come consulente hai potuto collaborare in diverse occasioni sia alla creazione che alla gestione di web­radio ma non sei solamente l’uomo del dietro le quinte avendo avuto modo di essere protagonista diretto di eventi e ospite di programmi televisivi. Meglio stare davanti al microfono o dietro?
Questa è una bellissima domanda. In realtà per me non è tanto fondamentale stare davanti o dietro al microfono, quello che è importante per me è respirare radio. Ho passato moltissimi anni dietro le quinte ed amo il lato tecnico della radio, ma ultimamente sto trovando maggiori stimoli e spunti sulla creazione dei contenuti e quindi attualmente preferisco mostrarmi come front­man.
Questi sono un po’ gli anni della “rivoluzione” dell’etere, dopo anni in cui le possibilità di fare radio erano praticamente nulle, con le frequenze tutte occupate da grandi network e senza poter aver dunque una qualsiasi opportunità anche solo di affacciarsi a quel mondo, oggi (in teoria...ma anche in pratica) è alquanto semplice creare una radio o programmi radio anche con carenza di fondi e mezzi. Sta nascendo dunque un nuovo media o è semplicemente la trasformazione della radio in modulazione di frequenza?
Internet ha creato una rivoluzione molto più grande di quanto siamo in grado di vedere e prevedere adesso. La rivoluzione mediatica è solo una parte dei cambiamenti. Qualsiasi sviluppo tecnologico ha comportato un cambiamento di prospettiva rispetto allo status quo precedente. Io credo, forse in modo oggi un po’ azzardato, che Internet sarà il media con la M maiuscola e tutti costruiremo contenuti su di esso. Penso che l’era dell’oligopolio mediatico sia finita e che oggi l’unico problema sia aumentare le modalità di connessione ad Internet negli spazi aperti e la quantità di banda.
“on air” per le fm e “on line” per le web, proviamo a vedere le differenze (se ce ne sono) : le radio fm per come sono nate puntavano essenzialmente sulle dirette con l’ascoltatore spinto ad intervenire attraverso le telefonate; le radio web invece non sembrano avere questa come peculiarità anzi spesso i programmi più ascoltati sono dei podcast e i contatti con l’ascoltatore avvengono per e­mail, un tuo parere a proposito?
Questa è la “podcast era”, dove l’utente può ottenere quello che vuole quando vuole. Se prima la radio potevano realizzarla fisicamente in pochi e quindi l’utente era “emozionato” dal sentirsi ascoltato da tanti in un particolare momento, oggi in generale non è più così e le web radio lo sanno bene. Ci sono molte web radio che prevedono interventi in diretta, ma oggi credo che il format in podcast sia il futuro, del resto è il contenuto quello che attira l’utenza.
Poche le Radio fm e queste poche che trasmettono a livello nazionale con programmi spesso simili così come le scelte musicali, una omologazione forse corrispondente ai gusti degli ascoltatori per essere sempre al meglio sul mercato; a queste si contrappongono una miriade di radio presenti sul web che, pur avendo (teoricamente) una portata globale non hanno rinunciato ad una loro identità radicandosi nel territorio, con programmi originali e musica spesso inedita...l’aria di libertà si respira solo sulle web-radio?
Le radio nazionali hanno un modello di business basato sul numero di ascoltatori che hanno e sulla pubblicità, che viene pagata anche in funzione degli ascolti. Sono aziende ed hanno ottiche commerciali, ed in tal senso devono essere garantiste e trasmettere quello che è più gradito al pubblico. Le web radio spesso non hanno proprio un business model ed aggrediscono nicchie di interesse, sia esso musicale o contenutistico. Credo che ogni media, dalla radio FM nazionale alla piccola web radio, abbia il diritto di decidere cosa trasmettere in totale libertà secondo legge, e che debba essere l’utenza a scegliere cosa ascoltare e non subire il palinsesto commerciale.
Per rimanere nel tema musicale, capita spesso che le grandi case discografiche e/o edizioni musicali, siano proprietarie dei network radiofonici per cui la musica trasmessa altro non è che il loro catalogo, in questi spazi ci sono ancora i d.j. radiofonici in grado di lanciare la musica che a loro piace e da loro scoperta o si sono tutti trasformati in ...agenti di commercio?
I conduttori non scelgono più la musica da mandare in onda da moltissimo tempo. Nelle grandi radio esistono i programmatori musicali e tutto è definito in modo estremamente maniacale. L’aria di amatorialità ed improvvisazione, propria delle radio libere e di alcune radio locali, oggi tende a scomparire più il media si sale di livello e diffusione. È purtroppo o per fortuna un comportamento naturale.
Ho idea che l’ascolto maggiore per le radio­fm sia quello attraverso le autoradio, ultimamente però si sente parlare sempre più spesso proprio di autoradio predisposte per l’ascolto delle web­radio, passaggio necessario a completamento di una offerta maggiore o interruttore di chiusura per il segnale fm?
L’ascolto in macchina rappresenta circa il 60%/70% dell’ascolto dei media radiofonici. È ancora estremamente prematuro parlare di interruzione del segnale Fm, ma è anche vero che la qualità della rete mobile aumenta e le innovazioni tecnologiche consentiranno presto di avere l’intero pianeta coperto da una connettività internet perenne. Credo che i servizi di infotainment possano fare cambiare molto nel mondo della radio. Oggi i grandi network FM hanno previsto delle web radio tematiche e domani tali network dovranno giocarsela con tutti, anche con il ragazzo che si improvvisa con una web radio gratuita.
Tu sei anche il responsabile di Zeptle (www.zeptle.com) che è un semplice e comodissimo modo di poter avere in una unica pagina una vastissima scelta di radio da poter ascoltare (e neanche limitato alla sola Italia), quale potrebbe essere il criterio di scelta migliore per evitare lo “zapping” casuale? Suddividere le radio per genere trasmesso o tipologia di programmi o...
La maggior parte delle directory (è il nome per indicare siti e applicazioni che aggregano radio) prevede dei filtri per genere, per nome o per locazione della radio. Con Zeptle ho pensato ai numeri perché i numeri sono il modo con cui le persone identificano i media da sempre e tale abitudine sarà difficile che venga sradicata perché estremamente comoda. Per evitare lo zapping casuale ci sono però tanti altri filtri: genere, nome, location, numero di ascoltatori contemporanei, tag, descrizioni, chi più ne ha più ne metta.
In questa rubrica si parla molto di musica emergente / indipendente e alle radio chiedo i consigli da dare ai musicisti, a te allo stesso modo chiedo di dare qualche suggerimento a chi una radio ha intenzione di farla nascere: cosa è indispensabile possedere e di cosa si può tranquillamente fare a meno?
Creare una web radio non è un gioco e se la si vuole fare bene occorre investire tempo e risorse economiche, oltre ad avere un team ed un solido progetto editoriale. Si può all’inizio risparmiare su attrezzature particolarmente costose, creando una radio “scalabile”, ma non devono assolutamente mancare gli stimoli e si deve fare in modo che le persone restino e mantengano un palinsesto valido.Fondamentalmente quindi anche le web radio devono diventare aziende per crescere.
C’è un nuovo termine “GLOCAL” usato per identificare delle piccole realtà che senza perdere la loro identità anzi forti di questo, sono proiettate verso ogni dove senza nessun confine eppure le barriere non si riesce a farle cadere (basta pensare alla siae che non riesce proprio a rinnovarsi), le radio dovranno di nuovo essere pirata?
No, le web radio devono diventare una realtà conosciuta e stabile. Per evitare che esse siano frenate ed inibite sul nascere occorre che gli editori radiofonici si alleino e si aggreghino per fare massa critica e proporre alle istituzioni le loro soluzioni. Personalmente sono dell’idea che una web radio senza scopo di lucro non debba versare contributi per la diffusione delle opere tutelate da diritto d’autore, perché oggi sarebbe anacronistico pensare che un brano, sicuramente già su Internet, qualora venisse veicolato da una web radio comporti un danno per l’autore. Oggi esiste youtube ed è stato proprio questo strumento ad uccidere il concetto di diritto d’autore musicale su Internet.
Grazie Fabrizio!

Come raggiungere Fabrizio Mondo : www.fabriziomondo.com www.zeptle.com/















lunedì 9 maggio 2016



“RADIO KILLED THE VIDEO STAR...ON MONDAY”

La rubrica “Radio killed the video star...on monday” si occupa di quelle radio (web-radio e fm-radio) che gratuitamente offrono spazio alla musica emergente / indipendente, nel tentativo di dare visibilità a certe sonorità per il solo piacere di farlo; con lo stesso piacere quest’oggi siamo in compagnia di RADIO41.
C’è chi dice che nel nome abbiamo già racchiuso il nostro destino, altri sostengono che invece ci tiene prigionieri del passato come una sorta di dna che si porta dietro il nostro patrimonio genetico tanto da condizionarci nel nostro modo di essere; e se nel nome c’è un numero? Il mistero è presto svelato: 41, o meglio 041 come un prefisso telefonico e nello specifico quello della zona corrispondente a Venezia. Abbiamo dunque “il” luogo da cui partire, e per provare a capire se anche i numeri raccontano di noi non resta che fare qualche domanda a Gianluca Mura che ci racconta qualcosa in più a proposito di RADIO41:
Data di nascita 1° aprile, che cosa può succedere festeggiando il compleanno della vostra radio in una data simile?
Inevitabilmente si finisce con qualcuno che poi parla di “pesce d'aprile”. Ma ci siamo abituati. Anzi, per noi è ormai un orgoglio: nascere nel giorno in cui nessuno ti prende sul serio e dimostrare invece che serio lo sei e tieni in piedi il tuo progetto per anni, a dispetto di qualsiasi ironia, è una bella sfida. Poi, e questo lo notano in pochi, 41 mette insieme le cifre 4 e 1, ed ecco il primo aprile ritorna. Insomma, era destino.
Come nasce e da chi, l’idea di creare una web radio? 
Nasce in primis come sfida tecnologica. Io sono un informatico e mi interessava dal punto di vista tecnico implementare uno streaming. Poi, visto che la grande passione è la radio e da anni sono speaker di una radio locale, il passo è stato immediato: assieme ad un collega abbiamo avviato il progetto, scucendo qualche quattrino a testa. Nel tempo, la web radio è cresciuta ed abbiamo trovato altri collaboratori.
La vostra radio nasce con una connotazione, almeno nel nome, riferita ad una zona ben precisa; in realtà ben presto utilizzando al meglio la potenzialità del web, cambia “direzione” non imponendosi più alcun confine, un processo naturale o una vostra scelta?
Direi un obbligo. Sono ancora convinto che la vera mission delle web radio sia quella di stare sul territorio, di seguire gli eventi locali un po' come le FM degli esordi. In altre parole, sposare il paradigma “glocal”. Però questo principio richiede, appunto, un grande lavoro sul territorio. Cosa che con le nostre forze, oggi, non possiamo ancora permetterci. Meglio quindi accantonare (per ora) la cosa e concentrarsi a fare al meglio quanto è invece fattibile.
Anche la programmazione, in un primo momento limitata alla musica prodotta con licenza Creative Commons, si amplia dopo la sottoscrizione dei contratti SIAE e SCF; un obbligo a cui è in effetti possibile sottrarsi o una scelta?
Ogni volta che giro su siti come Jamendo resto incantato dalla qualità delle cose che si trovano. Varrebbe veramente la pena far ascoltare solo quel materiale. Ma, se decidi di fare le cose sul serio, devi anche accettare il fatto che ignorare il mainstream e le hit del momento è decisamente una mutilazione. Senza contare che praticamente tutti gli artisti che ho sempre sognato di passare sulla web radio sono nel catalogo Siae: come potevamo rinunciarvi? Abbiamo quindi sottoscritto e, a dispetto delle critiche che si sentono contro Siae ed Scf, restiamo convinti che sia corretto pagare e lo facciamo senza drammi.
Radio41 è anche una testata giornalistica, dunque non solo puro e semplice “intrattenimento” ?
Essendo giornalista, sono automaticamente portato a pensare a conferenze stampa, accrediti per spettacoli e via dicendo. Credo che essere testata giornalistica sia un valore aggiunto e che offra alcune opportunità come, ad esempio, accedere alla sala stampa del Festival di Sanremo.
Si sta delineando una differenza davvero notevole tra la programmazione delle radio FM e quella della web radio, le prime sono sottoposte molto più rigidamente a regole di mercato e cercando di raccogliere quanti più ascolti possibili diventano anche sempre più simili le une alle altre, sia nei programmi che nelle playlist musicali; nelle web radio invece sono proprio le differenze a caratterizzare ciascuna radio. La web radio è secondo voi sinonimo di maggiore libertà?
Assolutamente sì. Nelle web radio non si hanno obblighi particolari e non si deve rendere conto a nessuno. L'unico vero obbligo è la correttezza. Si possono sperimentare formule impensabili in FM.
Si sente sempre più spesso parlare di autoradio predisposte per l’ascolto delle web-radio, un segnale indicativo di quello che il consumatore chiede o si aspetta dall’immediato futuro, una graduale scomparsa delle radio in modulazione di frequenza?
Non credo che le radio FM siano condannate, così come servizi di streaming come Netflix non uccideranno in breve tempo la tv generalista. Le radio FM dureranno ancora a lungo e conviveranno con le web radio che, nel contempo, diventeranno più organizzate e organiche. Di sicuro, i giovani migreranno sempre più sul web. Gli ascoltatori più anziani, invece, resteranno con l'FM.
Quello che caratterizzava la tradizionale radio nel passato era sicuramente la telefonata in diretta dell’ascoltatore, con il web invece il rapporto diretto con l’ascoltatore avviene in che modo? (e-mail, messaggi whatsapp, chat, social...)
Avviene con tutti i mezzi che hai elencato. In particolare con i social che, ormai, sembrano essere il mezzo più istintivo, quello con il quale l'ascoltatore si trova più naturalmente a suo agio.
Il podcast, ovvero la possibilità di riascolto del programma, mette il conduttore del programma nella condizione di dover preoccuparsi anche dell’ascoltatore futuro e dunque pensare ad una diversa tipologia di trasmissione oppure semplicemente funziona come archivio sonoro di quanto già trasmesso?
Per come la vediamo noi, il podcast va inteso come archivio. Ad esempio noi, nei prossimi mesi, renderemo finalmente disponibili in podcast le decine di interviste che abbiamo realizzato in questi anni. Ma sono solo dei file per recuperare trasmissioni perse. Realizzare una trasmissione pensando a chi l'ascolterà magari tra due mesi sarebbe limitante per la trasmissione stessa, impedendo una cosa fondamentale: i riferimenti temporali.
Si può pensare ad un archivio di podcast come ad una biblioteca del futuro dove andare a ripescare gli argomenti che ci interessano? E se così fosse quale potrebbe essere il tipo di catalogazione da utilizzare?
Affascinante l'idea della biblioteca del futuro: la sposo in pieno. Ogni file andrebbe catalogato per argomento principale ed una lista di argomenti secondari. Ed è importante che tra gli attributi di catalogazione vi sia l'anno, per contestualizzare qualsiasi discorso.
Voi realizzate molte interviste e speciali dedicati ad artisti emergenti, che idea vi siete fatti della salute della nuova musica prodotta in Italia?
Salute buona, con margini di miglioramento. Nel senso che ci sono tanti bravi artisti che faticano a farsi notare e magari artisti mediocri o totalmente inesperti che hanno la grande visibilità dei talent. Ma questo è un discorso fatto molte volte. Diciamo però che, con i mezzi di oggi, è più facile diffondere la propria musica, nel bene e... nel male. Perchè, a volte, viene anche messa in rete musica imbarazzante.
In cinque anni di vita che tipo di evoluzione avete notato nelle proposte che vi arrivano? Ci sono “nuovi” generi e/o mode che sono cambiate nel corso di questi anni ed eventualmente la musica emergente anticipa o segue le mode del momento?
Direi che, in questi cinque anni, la qualità è sempre stata piuttosto alta. Non parlerei di evoluzione, ma sempre più i progetti sembrano meno artigianali e più professionali. Unico neo, però, è che è rarissimo sentire qualcosa di veramente innovativo. Ottimi prodotti, ma molto legati a quanto propone il mainstream.
Avete una raccomandazione da dare a chi vuole sottoporvi qualcosa da trasmettere? 
Inviateci il materiale indicandoci chiaramente quale pezzo trasmettere. Non possiamo trasmettere dieci brani del vostro repertorio! Puntate su di uno, quello che vi sembra il più forte e poi, magari dopo un po' chiedete di sostituirlo con un altro. E non dimenticate la biografia e la copertina del disco!
Un contatto per chi è interessato dove spedire il materiale?
radio@radio41.it
Per la serie "adotta un emergente" ci consigliereste un artista da andare subito ad ascoltare?
Sono tanti, quelli che abbiamo avuto in promozione e che abbiamo intervistato. Come si dice in questi casi, meglio non esprimere preferenze!
Come ascoltare Radio41 : 
Sul nostro sito radio@radio41.it. Oppure, ci trovate un po' in tutte le radio directory: iTunes Radio, RadioGuido, TuneIn, Streema, Zeptle. Vi consigliamo la app di TuneIn se volete ascoltarci su dispositivi mobile.

Grazie Gianluca ed ora...all'ascolto di Radio41!

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