da "la ballata del carcere di Reading" di Oscar Wilde
Io non so dire se la Legge è giusta o se la
Legge è ingiusta.
So soltanto che noi languiamo abbandonati in
carcere circondati da mura troppo alte, dove ogni giorno è lungo come un anno:
un anno fatto di giorni lunghissimi.
E questo posso dire: che ogni Legge creata dall’uomo per l’uomo, dal tempo che il primo Uomo assassinò suo fratello ed ebbe inizio la pazzia del mondo, rende paglia il frumento e tiene in vita gli sterpi: allora si ingrandisce il male.
Ed anche questo so (vorrei che ognuno lo
sapesse): ogni carcere è costruito dall’uomo con mattoni di vergogna e chiuso
dalle sbarre, perché Cristo non veda come gli uomini riescono a mutilare anche
i propri fratelli.
Con queste sbarre macchiano la luna ed accecano
il sole. Forse è giusto che tengano nascosto il loro inferno: dentro avvengono
cose che nessuno, non il figlio di Dio e non il Figlio dell’Uomo, avrebbe forza
di guardare.
È mezzanotte nel cuore di un uomo, è il
crepuscolo nella cella di un altro: ognuno nel suo inferno solitario gira un
uncino o lacera una corda. Il silenzio lontano è più solenne del suono di una
campana di rame.
Mai una voce umana s’avvicina per dire una
parola di conforto. Lo sguardo che ci scruta dalla porta non ha pietà,
impassibile. Da tutti dimenticati, siamo qui a marcire, sfigurati nel corpo e
nello spirito.
Eppure ogni uomo uccide ciò che ama. Io vorrei
che ciascuno m’ascoltasse: alcuni uccidono adulando, ad altri basta solo uno
sguardo d’amarezza. Il vile uccide con un bacio e l’uomo coraggioso con la
spada!
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