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giovedì 6 ottobre 2016


ISTRUZIONI PER L'USO 

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GIORGIO E I MIGNI MIGNOLINI
(un racconto breve di Silvano Staffolani)
Aveva una gamba più corta dell’altra; un difetto che fin dalla nascita lo aveva accompagnato e che ultimamente era diventato un pensiero fisso che mai lo abbandonava, dal giorno in cui, dopo essersi sottoposto ad una bella seduta di radiografie, si era stabilito che la sua scogliosi dipendeva proprio da questo. Per correggerla il medico ortopedico aveva consigliato di usare un rialzo per la scarpa; niente di così esagerato (secondo lui), si trattava solo di ripartire quella differenza di un centimetro per metà sul tacco e per l’altra metà dentro la scarpa con un piccolo rialzo dentro la scarpa  e nessuno se ne sarebbe accorto (sempre secondo lui).
Giorgio, si chiamava così e anche questo a volte rappresentava un difetto dal momento che quasi tutti erano soliti affibbiargli un nomignolo : Giorgino, Giorgetto, Gigetto...e questi neanche sono tutti, sembrava quasi un modo per renderlo ancor più basso di statura di quanto già non si sentisse. Magari a chi tali appellativi usava faceva piacere, si credevano forse più simpatici considerandolo un rimpicciolimento, se lo domandava spesso anche perché di domande se ne faceva tante e molte riguardavano proprio il rapporto che aveva con il resto del mondo.
Riepiloghiamo : basso di statura e bisognoso di un rialzo per una gamba, c’è dell’altro? Eccome !
Di notte dormiva sempre con una luce accesa, fosse stato per lui anche con la più grande della stanza, perfino quella del soffitto che rendeva tutto chiaro e luminoso e non lasciava alcuna ombra nella camera da letto; luce ovunque, negli angoli e accanto all’armadio, possibilmente anche sotto il letto. Ai genitori, che non potevano capirne o immaginarsi un valido motivo, la cosa proprio non andava giù e l’avevano proibita fin dal primo momento. “Quando si dorme si dorme” dicevano concludendo perentoriamente con “e si dorme al buio”.
“Aeteienti!!!” Era più o meno questa la frase della buona notte, più che una frase una unica parola  che da qualche parte della casa risuonava a gran voce al momento di andare a letto. Sembrava una unica parola, perché veniva urlata in malo modo ma ad un ascolto un po’ attento dietro c’era anche un perentorio invito: traduciamo “Lavati i denti!”
“Iiatoienti”? Equivaleva più o meno a “ti sei lavato i denti?”
Ecco il segnale convenuto, non rimaneva che ficcarsi sotto le coperte, cercando di tirarle più possibile fin sopra gli occhi, a nascondere con il buio totale l’oscurità prima che questa potesse avvicinarsi troppo.
E’ difficile da ricordare la prima volta che li ha sentiti, all’inizio confondendoli con un sogno o così aveva creduto. Piccoli movimenti sopra le coperte, come qualcuno che le tirasse verso il basso, e lui subito era andato ancora più sotto, senza lasciare fuori che una piccola parte di testa che comunque aveva coperto con il cuscino.
“Ci sono i topi in camera mia, salgono fin sopra il letto” diceva facendo colazione, ma veniva zittito senza possibilità di replica “non ci sono mai stati topi in questa casa, tranne te”.
Buongiorno!
Sulla strada verso la scuola non faceva altro che ripensare alla notte appena trascorsa, non era propriamente sicuro che fossero topi quelli che aveva sentito anche perché era certo di aver udito delle strane voci, acute, ma pur sempre voci e non squittii; solo non capiva il senso di quei “miiii” e “migni”. Erano parole? O forse versi o forse un linguaggio in codice? Certo non poteva raccontarlo a nessuno, lo avrebbero preso in giro, per l’ennesima volta, anche per questo. Sapeva già che il suono di quelle paroline lo avrebbero accompagnato non sono fino all’arrivo a scuola ma anche per tutto il resto della giornata.
08 – MIGNI MIGNOLINI
(testo e musica Silvano Staffolani)

Poco più grande di una scatola di scarpe
ma una vera e propria reggia per chi l’ha per casa
sono tanti piccolini sempre indaffarati
come tanti mignolini, seppur variegati.
Poggia la testa sul cuscino la sera
il buio fa paura e prima quello non c’era
sento un movimento vicino all’orecchio
qualcuno mi sussurra e prima quello non c’era
E’ arrivato un sogno
chissà chi l’ha portato
Basta parlare si torna a lavorare
seppure piccolini dobbiamo consegnare
ognuno di noi porta appresso un sogno
e basta che ci chiami accorriamo al bisogno.
Per te di nuovo solo senza la buonanotte
quando tutto è silenzio e il cuore batte forte
piedi piccini si mettono in cammino
esprimi un desiderio li senti già vicino
E’ arrivato un sogno
io so chi l’ha portato
Buonanotte




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