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mercoledì 26 ottobre 2016







la recensione dell'album "ABUSIVO" sul blog "ultimamentelibera" a cura di Ester Coppola :

Con “Abusivo, Silvano Staffolani, si riconferma il musicista originale cartoline d’autore, fuori dagli schemi. Il cantautore marchigiano riesce, ancora una volta con il suo sound e il suo sarcasmo, mai banale, a sfatare argomenti crudi e scarni. “Abusivo” è senz’altro una finestra sulla vita, analizza attraverso metafore pungenti i vari aspetti del vivere umano e talvolta disumano.
In “Tango del buon senso (evviva il re)” , con la figura del re fa un apparente balzo all’indietro, restando ancorato al presente, focalizzando l’attenzione su una società succube di una massa che tende ad omologarsi ogniqualvolta si ripropone il signorotto di turno che sfoggia il suo egocentrismo e la sua superiorità incontrastata.
Staffolani non tralascia l’amore, ciò che in ogni vita dovrebbe fungere da filo conduttore, ma talvolta viene sovrastato da altri sentimenti . restando saldato ad una visione realistica della vita, riesce pur sempre a farci volare attraverso i sogni e i desideri che travolgono e animano ogni essere umano.

“…il dolore dei poeti non è mai inutile.” (Cit. Gesualdo Bufalino intro “Abusivo”)

http://ultimamentelibera.it/abusivo-silvano-staffolani/


domenica 16 ottobre 2016

ecco la mia intervista all'interno della trasmissione "Missione Radio" con Franco Affilastro

sabato 15 ottobre 2016


ISTRUZIONI PER L'USO 


“Immagina un bucato steso ad asciugare, sì ma non di panni lavati, bensì di sogni…ecco di sogni appesi”…e perché mai dei sogni dovrebbero essere appesi ad un filo…chi può averli lasciati lì e perché? E se qualcuno per sbaglio si trova a passare di lì e decide di rubarne uno? 












14 – UN SOGNO SU MISURA
(testo ispirato da una idea di Maria Lampa - musica Silvano Staffolani)

Passeggiando poi mi ritrovo
a passare in un luogo alquanto strano
dove vedo tutti appesi là in fila
di tanti colori …..i sogni
sono i sogni sono i sogni di qualcuno
chissà chissà mai di chi sono…
Capita poi di avere in mano 
Un sogno visto appeso da lontano
Capita poi di avere voglia 
d’indossarlo lì seduta stante

ma non va….no….non va
stringe da morire sulla vita 
ch’è una fatica anche il respirare
per quanto poi ci provo e ci riprovo 
a malapena riesco a camminare

no…non va ….non mi sta
amore come vento asciuga e accarezza 
e dondola la vita che ci fa danzare
e se ci pensi che potresti anche cadere 
quella paura sola non ti può fermare

no…non può…no…non può
io ti guardo in viso eccoti la mano 
faccio qualche passo avanzo piano piano
non abbiamo piedi ma abbiamo ali 
insieme voleremo e mi terrai le mani
e sognerai….e sognerò….




venerdì 14 ottobre 2016


ISTRUZIONI PER L'USO 


13 – SULLA SPIAGGIA
(testo Bruno Trillini - musica Silvano Staffolani)
  
Ancora vedo tornare il sole dell'estate dell'estate
e sulla spiaggia quelle impronte delicate delicate
affiorano dall'acqua dei pensieri mai sopiti mai sopiti
davanti agli occhi immagini dei giorni più graditi più graditi
Gli lancio dei sassi per mandarli via
e solo per rabbia una goccia cade la cielo
sulla sabbia
Piange la nuvola priva del vento tutta sola tutta sola
un'onda strana m'ha portato sale nella gola nella gola
cammino a passi lenti e tiro calci per dispetto per dispetto
un cane corre insieme al suo padrone ed io rifletto io rifletto
che di vero c'è che ognuno pensa sempre
a fuggire i ricordi il tempo e la paura
di svanire
E in un istante riprende il canto
di tutte le ombre con gran crudeltà
un gabbiano forse per pietà
mi prende e mi porta

sempre più in alto.

giovedì 13 ottobre 2016


ISTRUZIONI PER L'USO 


Gavroche in un disegno di Victor Hugo
Lasciate che vi accompagni all’interno di un libro, ci troviamo tra le pagine dei Miserabili di Victor Hugo e più precisamente siamo in mezzo alle barricate, si sentono colpi di armi da fuoco ma tra chi grida e incita al combattimento, tra i lamenti e le urla stranamente si sente anche un ragazzino cantare; è Gavroche, uno di quei personaggi impossibili da dimenticare, poco importa se sia esistito solamente nella mente di chi lo ha immaginato, per noi è un piccolo eroe a cui voler bene per sempre. Chi è Gavroche? Facciamoci aiutare da Wikipedia :
“Gavroche è nato nel 1820 ed è figlio dei Thénardier che non lo amano e che quindi se ne sono ben presto sbarazzati: è per questo che vive sulla strada (abitualmente dice «Rientro nella strada» quando esce da una casa). Gavroche ha fatto in tempo a conoscere le due sorelle più grandi, Éponine e Azelma, ma non i due fratelli minori che i genitori hanno dato in adozione dopo una sordida trattativa con altri malfattori. Dopo l'arresto della loro madre adottiva, quando i due bambini si ritrovano a loro volta sulla strada, Gavroche li incontra senza sapere che sono i suoi fratelli e li aiuta a sfamarsi, prima che Parigi li inghiotta definitivamente nel suo ventre. Né lui né il lettore sapranno il loro destino futuro.
Gavroche muore il 6 giugno 1832, poco dopo Éponine, accanto alla stessa barricata della rue de la Chanvrerie, durante la protesta popolare del 5 giugno 1832, tentando di recuperare delle cartucce inesplose per i suoi compagni insorti al di là della barricata, dove viene preso di mira quasi per un tragico gioco dai soldati. Muore cantando una canzone popolare dell'epoca che non ha tempo di concludere”
immagine dal film "i Miserabili"


12 - GAVROCHE
(bourrée a due tempi)
(testo Victor Hugo - musica Silvano Staffolani)

On est laid à Nanterre,
C’est la faute à Voltaire ;
Et bête à Palaiseau,
C’est la faute à Rousseau.
Je ne suis pas notaire,
C’est la faute à Voltaire ;
Je suis petit oiseau,
C’est la faute à Rousseau.
Joie est mon caractère,
C’est la faute à Voltaire ;
Misère est mon trousseau,
C’est la faute à Rousseau.
Je suis tombé par terre,
C’est la faute à Voltaire,
Le nez dans le ruisseau,
C’est la faute à…



immagine dal film "i Miserabili"

dedicato a tutti i piccoli Gavroche dimenticati in giro per il mondo.




mercoledì 12 ottobre 2016


ISTRUZIONI PER L'USO 




A volte in alcuni luoghi si conservano riti che tramandati dal passato giungono fino ai giorni nostri, magari un po' aggiornati e modificati nel corso del tempo ma che comunque ricalcano quanto era in uso da...vai a sapere da quando. La fortuna di suonare in giro per i paesi comprende anche il trovarsi in mezzo a queste "tradizioni" tutte da (ri)scoprire per chi, profano, non ha mai avuto occasione di viverle; eccone una praticata ad esempio nella zona dell'interno della provincia di Ancona, vicino Genga (ma è ovvio che non appartiene solo a quel luogo, lì è dove mi è capitato di assistervi). Alla nascita del figlio maschio tutta la comunità è solita festeggiare piantando un albero in prossimità della casa del nascituro, in realtà non si tratta di "piantare" un nuovo albero ma di sradicarlo dopo averlo selezionato tra quelli più alti disponibili in zona. L'albero viene dunque tagliato alla base e trascinato legato a un trattore fino alla casa dove ci saranno i festeggiamenti. Tagliati quasi tutti i rami rimarrà quasi solamente il tronco e pochi rami all'estremità. Con l'aiuto di tutti viene scavata una buca e tramite una gru l'albero viene sollevato e piantato nuovamente. Il alto vengono appesi alcuni oggetti, un fucile (giocattolo), un libro, e anche la rappresentazione dei "gioielli di famiglia" che il papà del nascituro dovrà indirizzare con apposite indicazioni così che l'albero sarà ruotato finché non punterà nella giusta direzione. Finito il lavoro inizia la festa, con cibo e bevande per tutti. L'albero resterà su un anno intero e sarà poi tagliato. Andrea è il nome dato al nascituro e questa è la canzone per festeggiarlo insieme ai suoi genitori.












11 – L’ALBERO DI ANDREA
(testo e musica Silvano Staffolani)

Lui se ne andava in giro sempre un po’ distratto
finché un bel giorno giunse al suo cospetto.
Lei da principio lo guardava con sospetto
ma poi con sempre più affetto.
Lui le disse “se sto con te ho il cuor contento
dammi la mano o morirò in un momento”
Lei batté tre volte le ciglia e tutti sanno
è così che l’amor ti piglia
Lei batté tre volte le ciglia e tutti sanno
è così che l’amor ti piglia
Ah…quello sguardo solo è bastato
è stato lì che il seme fu piantato
disse lui “in me qualcosa sta crescendo”
disse lei “le foglie va mettendo”
disse lui “è un tronco per davvero”
disse lei “in giardino lo metteremo”
Fu così che per seguire malintesi
alla fine tutti e due caddero stesi.
E fu così che si comincia poi a cercare
un albero a cui i sogni vanno appesi
e questo qui fra tutti quanti è il più bello
Andrea l’ha sognato e altri l’han piantato
e questo qui fra tutti quanti è il più bello

Andrea l’ha sognato e altri l’han piantato















martedì 11 ottobre 2016

ISTRUZIONI PER L'USO 
E’ vero che il gallo è il padrone del pollaio…o almeno è lui a crederlo finché…

10 - IL GALLO
(testo Bruno Trillini - musica Silvano Staffolani)

Sull’aia c’è un bel gallo a coda falcata
di un rosso corallo …..la cresta colorata !!
Nella taverna il vino ad occhio di gallo
chi canta sul mattino…chi nella sera a sballo !!
Chicchi chicchi chicchi chicchi chiri chicchi chicchì chicchi
comando io … il pollaio è tutto mio
Chicchi chicchi chicchi chicchi chiri chicchi chicchi chicchi
le pollastre son.. tutte mie .
Lunghi barbagli e gira altero
Lui non fa sconti e sbagli …..e del pollaio è fiero !!!
E’ banderuola il gallo.. e gira col vento
Sull’asta di metallo… veloce oppure lento !!!
Chicchi chicchi chicchi chicchi chiri chicchi chicchi chicci
Comando io …il pollaio è tutto mio
Chicchi chicchi chicchi chicchi chiri chicchi chicchi chicchi
Le pollastre son.. tutte mie .

Il gallo del pittore ..è rosso fuoco
ma guarda quale onore ..prima che arrivi il cuoco !!
La trattoria del gallo…han chiamato questo posto
gli tirano qui il collo…per farci un bell’arrosto !!
Chicchi chicchi chicchi chicchi chiri chicchi chicchi chicchi
comando io … il pollaio è tutto mio
Chicchi chicchi chicchi chicchi chiri chicchi chicchi chicchi
mentre tu bevi in vin bevi il vin .
Chicchi chicchi chicchi chicchi chiri chicchi chicchi chicchi
comando io … il pollaio è tutto mio
Chicchi chicchi chicchi chicchi chiri chicchi chicchi chicchi
le pollastre son tutte mie.
Chicchi chicchi chicchi chicchi chiri chicchi chicchi chicchi
ma che bello questo gallo qui
Chicchi chicchi chicchi chicchi chiri chicchi chicchi chicchi
quant’è bono s’è nostrano.



lunedì 10 ottobre 2016


ISTRUZIONI PER L'USO 

Si narra che il conte di Rovellone, feudatario del Castello di Rotorscio, conobbe una fanciulla di nome Sara abitante a Castel Petroso. Affascinato dalla bellezza della giovane, s'innamorò di lei, ma decise di rapirla poiché era promessa sposa ad un altro castellano di nome Piero. Una notte, il feudatario s'introdusse all'interno del castello e riuscì nel suo intento. Tuttavia gli abitanti del luogo si accorsero subito del misfatto e per evitare il peggio chiusero le porte di accesso e iniziarono una violenta battaglia contro i cavalieri seguaci del conte di Rovellone. Durante la rissa il conte, vistosi alla resa, uccise la bella Sara che teneva tra le braccia. Sopraggiunto Piero piombò addosso all'uccisone, il quale, brandendo una scure, colpì anche lo sfortunato giovane che cadde morente vicino alla sua giovane amata e con un ultimo abbraccio le spirò accanto. Per ricordare questo triste avvenimento, Castel Petroso, da quel giorno, assunse il nome di Pierosara.


09 – PIEROSARA
(testo e musica Silvano Staffolani)

Sara la bella stava a passeggiare quando incontra incontra il suo amor, lei abbasssa gli occhi e lui le domanda : dov'è che vai ti posso accompagnar?
In alto dalla torre il conte Ravellone stava a guardare e il cielo malediva, una mano sul cuore a sentire come batte con l'altra stringeva stringeva un pugnal.

Piero intanto cantava il suo amore lei sorrideva alzando un po' lo sguardo "dammi la mano e stringila più forte, giura che mai che mai la lascerai"
Tutto d'un tratto il conte ed i suoi bravi si fecero intorno con aria minacciosa "o con le buone o con le cattive Sara non hai scampo, con noi devi venir" 
Corri più forte non ci posson fermare ma non c'è posto dove possiamo andar, dammi la mano e stringila più forte giura che mai che mai la lascerai.

Sara la bella stava a passeggiare quando incontra incontra il suo amor, lei abbasssa gli occhi e lui le domanda : dov'è che vai ti posso accompagnar?


domenica 9 ottobre 2016




Venerdì 7 ottobre ero in compagnia di Tullio Bugari al centro sociale Vag61 di Via Paolo Fabbri a Bologna. Insieme nel reading di "l'erba dagli zoccoli". Uno spazio libero autogestito all'interno della città, che vive in simbiosi con il quartiere di cui è parte e di cui vorrebbe ancora di più far parte. Luogo ideale per raccontare le nostre storie, e il pubblico attento e numeroso ha dimostrato di gradire. I miei interventi musicali hanno compreso i brani : PieroSara - Un sogno alla deriva - Su alzati Maria - Margot e Calibano. Due di questi (Un sogno alla deriva - Su alzati Maria) sono il frutto di questa inedita collaborazione con Tullio Bugari, che sta crescendo a ogni occasione, suoi sono infatti i testi delle canzoni, usciti direttamente dalle pagine del libro, una perfetta colonna sonora. Si continua a girare l'Italia con questo reading/concerto non mi resta che invitarvi ad una delle prossime serate.







giovedì 6 ottobre 2016


ISTRUZIONI PER L'USO 

Risultati immagini

GIORGIO E I MIGNI MIGNOLINI
(un racconto breve di Silvano Staffolani)
Aveva una gamba più corta dell’altra; un difetto che fin dalla nascita lo aveva accompagnato e che ultimamente era diventato un pensiero fisso che mai lo abbandonava, dal giorno in cui, dopo essersi sottoposto ad una bella seduta di radiografie, si era stabilito che la sua scogliosi dipendeva proprio da questo. Per correggerla il medico ortopedico aveva consigliato di usare un rialzo per la scarpa; niente di così esagerato (secondo lui), si trattava solo di ripartire quella differenza di un centimetro per metà sul tacco e per l’altra metà dentro la scarpa con un piccolo rialzo dentro la scarpa  e nessuno se ne sarebbe accorto (sempre secondo lui).
Giorgio, si chiamava così e anche questo a volte rappresentava un difetto dal momento che quasi tutti erano soliti affibbiargli un nomignolo : Giorgino, Giorgetto, Gigetto...e questi neanche sono tutti, sembrava quasi un modo per renderlo ancor più basso di statura di quanto già non si sentisse. Magari a chi tali appellativi usava faceva piacere, si credevano forse più simpatici considerandolo un rimpicciolimento, se lo domandava spesso anche perché di domande se ne faceva tante e molte riguardavano proprio il rapporto che aveva con il resto del mondo.
Riepiloghiamo : basso di statura e bisognoso di un rialzo per una gamba, c’è dell’altro? Eccome !
Di notte dormiva sempre con una luce accesa, fosse stato per lui anche con la più grande della stanza, perfino quella del soffitto che rendeva tutto chiaro e luminoso e non lasciava alcuna ombra nella camera da letto; luce ovunque, negli angoli e accanto all’armadio, possibilmente anche sotto il letto. Ai genitori, che non potevano capirne o immaginarsi un valido motivo, la cosa proprio non andava giù e l’avevano proibita fin dal primo momento. “Quando si dorme si dorme” dicevano concludendo perentoriamente con “e si dorme al buio”.
“Aeteienti!!!” Era più o meno questa la frase della buona notte, più che una frase una unica parola  che da qualche parte della casa risuonava a gran voce al momento di andare a letto. Sembrava una unica parola, perché veniva urlata in malo modo ma ad un ascolto un po’ attento dietro c’era anche un perentorio invito: traduciamo “Lavati i denti!”
“Iiatoienti”? Equivaleva più o meno a “ti sei lavato i denti?”
Ecco il segnale convenuto, non rimaneva che ficcarsi sotto le coperte, cercando di tirarle più possibile fin sopra gli occhi, a nascondere con il buio totale l’oscurità prima che questa potesse avvicinarsi troppo.
E’ difficile da ricordare la prima volta che li ha sentiti, all’inizio confondendoli con un sogno o così aveva creduto. Piccoli movimenti sopra le coperte, come qualcuno che le tirasse verso il basso, e lui subito era andato ancora più sotto, senza lasciare fuori che una piccola parte di testa che comunque aveva coperto con il cuscino.
“Ci sono i topi in camera mia, salgono fin sopra il letto” diceva facendo colazione, ma veniva zittito senza possibilità di replica “non ci sono mai stati topi in questa casa, tranne te”.
Buongiorno!
Sulla strada verso la scuola non faceva altro che ripensare alla notte appena trascorsa, non era propriamente sicuro che fossero topi quelli che aveva sentito anche perché era certo di aver udito delle strane voci, acute, ma pur sempre voci e non squittii; solo non capiva il senso di quei “miiii” e “migni”. Erano parole? O forse versi o forse un linguaggio in codice? Certo non poteva raccontarlo a nessuno, lo avrebbero preso in giro, per l’ennesima volta, anche per questo. Sapeva già che il suono di quelle paroline lo avrebbero accompagnato non sono fino all’arrivo a scuola ma anche per tutto il resto della giornata.
08 – MIGNI MIGNOLINI
(testo e musica Silvano Staffolani)

Poco più grande di una scatola di scarpe
ma una vera e propria reggia per chi l’ha per casa
sono tanti piccolini sempre indaffarati
come tanti mignolini, seppur variegati.
Poggia la testa sul cuscino la sera
il buio fa paura e prima quello non c’era
sento un movimento vicino all’orecchio
qualcuno mi sussurra e prima quello non c’era
E’ arrivato un sogno
chissà chi l’ha portato
Basta parlare si torna a lavorare
seppure piccolini dobbiamo consegnare
ognuno di noi porta appresso un sogno
e basta che ci chiami accorriamo al bisogno.
Per te di nuovo solo senza la buonanotte
quando tutto è silenzio e il cuore batte forte
piedi piccini si mettono in cammino
esprimi un desiderio li senti già vicino
E’ arrivato un sogno
io so chi l’ha portato
Buonanotte




mercoledì 5 ottobre 2016


ISTRUZIONI PER L'USO 

Mi è sempre interessato il punto di vista “altro” per cui i personaggi secondari (?) possono talvolta assumere l’importanza dei principali e magari sorpassare gli stessi in quanto a profondità e intensità nella loro fugace apparizione. Sopravvivono nel ricordo, anche per una battuta o magari per un unico sguardo quando si tratta di casuali incontri reali. In questo caso la Teresa della canzone è la Silvia del canto di Giacomo Leopardi ma vorrei ricordarne il vero nome e cognome : Teresa Fattorini (1797-1818).
Nella prima parte della canzone sarà proprio lei ad aver voce, per una volta, e dalla piazza tenterà di richiamare l’attenzione del giovane conte invitandolo ad uscire …peraltro senza risultato, Giacomo è distratto dal volo di una farfalla e continuerà a sognare di vivere…

La fisestra di casa Leopardi che affaccia sulla casa dove Teresa visse

07 - TERESA
(testo e musica Silvano Staffolani)

Signor conte la smetta di spiarmi dalla finestra
scenda in strada per una volta con noi
lasci in casa tutti quei libri polverosi
e le sudate carte troppo pesanti qui fuori
forse davvero capirà delle domande l’inutilità
eccolo il vero che tanto sognò le porge la mano
come può dire no?
Noi si gioca in piazza si ride si scherza c’è chi corre
c'è chi cade chi canta chi urla chi impreca chi spera 
prima che torni sera
tra ferro e legno tutti i rumori della vita che scorre
chissà se almeno il profumo dei fiori ci arriva lassù

Se chino la testa non si accorgeranno 
che una farfalla sto guardando
sbatte le ali poi si ferma e aspetta
vola da lei e porta pure me.
Se chino la testa non si accorgeranno
che son fuori con lei e sto volando
stavolta è per sempre e non c’è ritorno
finché qualcuno chiede se sto dormendo!